martedì 12 febbraio 2013

Lasciamo perdere

Mi vedo costretta a interrompere il mio flusso di pensiero elettorale per dire una cosa che mi sta particolarmente a cuore. Si tratta di un concetto molto importante. Un concetto filosofico quasi. Il concetto che dice: "Lasciare si può".

Giusto. Lasciare si può, e a volte si deve.

Per il rispetto verso noi stessi, per la nostra sopravvivenza, per quella dei nostri cari. Per anni ci siamo uccisi di lavoro, senza vedere le nostre famiglie, ammalandoci per inseguire il mito dell'accumulo di beni materiali, poi ci siamo uccisi perché con la crisi non riuscivamo più a pagare le tasse. Ci siamo uccisi perché non ci sentivamo all'altezza, perché non eravamo abbastanza belli, abbastanza eleganti, abbastanza nel gruppo, abbastanza famosi, abbastanza qualsiasi cosa che non c'entrasse niente con la nostra vera essenza: quella di esseri umani.
E adesso abbiamo una grande opportunità: possiamo lasciare. Lasciamo che la crisi ci sommerga, smettiamo di dimenarci come nelle sabbie mobili cercando di aggrapparci a quel ramo che ancora sta crescendo. Perché tanto è solo questione di tempo: anche quel ramo farà una brutta fine.
Lasciamo perdere. Non possiamo permetterci il weekend all'estero? Nemmeno su Groupon, con il volo low cost e nel bed & breakfast? Non importa: inquineremo di meno. Se non potremo più avere una macchina o uno scooterone, porteremo i nostri figli a scuola a piedi. Cammineremo e ci farà bene, così non dovremo iscriverci in palestra. Coltiveremo l'orto, risparmieremo sulla spesa, risuoleremo le scarpe, rammenderemo le giacche. Tanto, prima di consumare completamente tutto quello che già abbiamo negli armadi, passeranno generazioni.

Lasciamo, lasciamo tutto. Se non ce la facciamo più, lasciamo.

Torniamo a essere quello che eravamo: uomini e donne che hanno bisogno di poche cose per vivere serenamente. Mangiare, bere, coprirsi, amare. Ok, anche facebook e twitter.
Questo ce lo insegna il Papa. E io sono d'accordo. Grazie per averci ricordato che non è necessario perdere la vita sul lavoro o su cose che non ci riguardano come persone. Perché il troppo stroppia, perché finiamo per fare del male alle persone che ci stanno vicine a cui non dedichiamo abbastanza di noi stessi. E poi comunque quel lavoro lo faremmo male, troppo stanchi, troppo distratti, troppo arrabbiati.

È vero: il Papa ha fatto una cosa rivoluzionaria. Ha lasciato.

È una cosa bellissima, un atto d'amore e di consapevolezza verso tutti gli esseri umani, che sono stati creati con dei limiti precisi, perché si abbandonassero a Dio con fiducia. Ora, con il gesto del Papa siamo tutti più liberi di lasciare. E qui, su questo blog, penso ovviamente a tutte le donne cattoliche e credenti, che si sono sposate in Chiesa convinte che il loro matrimonio sarebbe stato per sempre, e poi hanno iniziato a subire violenza dai loro mariti, hanno sopportato anni di botte, di insulti, di minacce. Molte sono morte. Perché lasciare non si poteva. No. I preti consigliavano loro di pregare Dio e di essere forti, perché "lasciare non si può".
Beh, adesso si può. Ce lo dice il Papa. Ce lo dicono tutti i commentatori e i vaticanisti: è una rivoluzione che farà impallidire Marco Pannella e la Bonino insieme. Dice che quando non ce la fai più a portare avanti il tuo lavoro, la missione che ti ha dato Dio, quando il peso del tuo incarico è troppo e rischi di fare del male ai tuoi figli, beh, allora devi lasciare. Lasci per il bene dei tuoi figli, perché non eri più in grado di seguirli come avresti dovuto.

Donne, adesso potete lasciare, e avrete la benedizione della Chiesa. Potete abbandonare i vostri mariti violenti e la Chiesa sarà dalla vostra parte. Divorziate! E a messa troverete solo sguardi di solidarietà e approvazione. Potrete continuare a fare la comunione e sedervi in prima fila, davanti al parroco.
Sì, sono sicura, fidatevi.
Mica è possibile che il Papa lasci pensando che può farlo solo lui, no? Voleva che lo facessimo tutti, no? Era un gesto che voleva mostrarci la nuova via, vero? Era il buon esempio da seguire, no?

No?

No?!?

No.

9 commenti:

  1. si può lasciare. Lo penso sempre.Se non ho tanti soldi #culofan il mondo. Posso vivere di poco io, e non è poco!

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  2. Per chi non lo sapesse, la separazione (non il divorzio) è ammessa dalla Chiesa. Cito dal Catechismo della chiesa cattolica: "Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione."

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    1. È ammesso anche il ritiro del Papa. Anche nel suo caso non cessa di essere Papa davanti a Dio?

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    2. Il matrimonio è un sacramento, il papato no

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  3. Sì, sono d'accordo. E ti dico anche un'altra cosa. Ho un caro amico che è frate francescano e che ha conosciuto personalmente Ratzinger quando era "solo" cardinale. Proprio Ratzinger aveva scritto un documento in cui apriva la possibilità dei Sacramenti ai divorziati risposati. Poi, una volta diventato Papa, non se ne era più parlato, forse perché soffocato da tante teste benpensanti che circolano in Vaticano.
    Con questo gesto, bellissimo, umano, giusto, ha aperto la strada.
    Anch'io sono convinta che ci sia una piccola rivoluzione alle porte...

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  4. Ho pensato esattamente la stessa cosa.
    "Siamo tutti più liberi di lasciare ora"
    Ed è giusto, sacrosanto. Rivoluzionario.

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  5. Un bel colpo al delirio di onnipotenza patriarcale: sembra ricordare ai suoi confedeli che il papa è il vescovo di Roma, eletto e ad una carica che non è necessariamente a vita, ma può avere una scadenza legata all'età anagrafica, come per tutti gli altri vescovi. Molto protestante e molto involontariamente laico.

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