Sabato scorso sono andata al cinema con il mio primogenito. Voleva vedere Cass Due. Okay, andiamo a vedere cass.
Cass Uno non era male, anche se questa cosa delle macchine umanizzate va un po' oltre la mia impostazione percettiva. Comunque il messaggio finale mi era piaciuto: una sorta di "L'importante non è vincere, ma partecipare" con in più il richiamo all'amore per le persone e il rispetto di amici e colleghi.
"Vedi Lorenzo? Saetta McQueen si ferma prima del traguardo per andare ad aiutare l'altra macchina che ha avuto un incidente".
"Vedi? L'altro vince, ma poi resta solo, perché è stato egoista".
"Mamma, io sono egoista?"
"No, amore, egocentrico, ma è una cosa diversa".
Insomma entriamo nel cinema. Mio figlio inizia a scafandrarsi il primo cesto di popcorn, mentre sullo schermo danno un corto di Toy Story, in cui Barbie e Ken si danno il primo bacio (ma Ken non era gay?). "Mamma, ma quando finisce la pubblicità?"
Ecco, inizia il film, che come tutti i sequel, non è all'altezza del primo. Più effetti speciali e meno contenuti. E, attenzione attenzione, viene aggiunta una seconda figura femminile. Ovviamente di contorno.
Per chi non ha visto Cass Uno, dovete sapere che il protagonista, Saetta McQueen, si fidanza con Sally, un Porsche 911 femmina, che fa l'avvocato. Fuggita anni prima dalla metropoli per inseguire i buoni sentimenti e la qualità di vita della provincia. Questa Sally all'inizio sembra un personaggio promettente, perché prende subito in mano la situazione, da un'arringa in tribunale alla riabilitazione di Saetta che aveva dei seri problemi di ego ipertrofico. Ma poi, col tempo, si sgonfia sempre più (Sally, non l'ego di Saetta). In Cass Due, Sally rimane ferma al paese a seguire in TV le gesta del suo fidanzato e, immagino, facendo la calza tipo Penelope. Al suo posto compare Holly, agente dell'Intelligence impegnata in una missione segreta. In realtà Holly ha un ruolo assolutamente gregario rispetto a McMissile, una specie di James Bond fatto ad auto. Per tutto il film vediamo questa Holly che mostra filmati, che fa sentire audio, che fa presentazioni powerpoint per agevolare il lavoro degli altri, che devono prendere le decisioni. Ovviamente anche Holly rischia la vita. Ma la sua perdita, ovviamente, sarebbe stata meno sentita. Ah! Dimenticavo, Holly è figa.
Insomma, in tutto questo ci sono corse adrenaliniche di campioni di automobilismo, inseguimenti, indagini. Una donna a casa a guardare la TV e un'altra a fare l'assistente.
Di questo però, mio figlio sembrava non accorgersi. Era troppo preso a tormentarsi per la scomparsa di Hudson Hornet, detto Doc, che in Cass Uno era un vecchio campione della corsa e in Cass Due viene commemorato dai suoi vecchi amici che piangono davanti ai suoi poster.
"Mamma, ma dov'è Doc?"
"Eh, non lo so, forse è morto".
"Ma perché è morto?"
"Perché era tanto tanto vecchio".
"Ma mamma, io voglio Doc".
"Ma Lorenzo, non era nemmeno il protagonista!" (premio madre più diseducativa dell'anno)
Insomma, mi sembrava indelicato importunarlo con questioni di pari opportunità, mentre si stava misurando col concetto della morte, davanti alla quale, almeno, siamo tutti uguali.
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