mercoledì 27 luglio 2011

Vademecum per dementi

Si stava oggi discorrendo fra donne su Facebook, del libretto che il Comune di Roma ha voluto distribuire per la nostra sicurezza. Si chiama "Vademecum per la tua sicurezza". Sottotitolo (ammiccando) "Sicurezza, un lusso che oggi noi donne vogliamo permetterci". Sarà la deformazione professionale, ma quando sento le parole "lusso", "noi donne", "oggi", mi viene sempre in mente una vecchia pubblicità di uno shampoo che parlava a noi "donne che vivono nella performance". Ma probabilmente è solo un flash mio, di cui dovrei discutere con la terapista.
Insomma, prendiamocelo questo lusso della sicurezza! Checcazzo.  È mai possibile che non si possa andare in giro la sera senza avere l'incubo di essere aggredite (e purtroppo mai da George Clooney - no, questa la tagliamo, troppo politically incorrect)? Non ti si può rompere la macchina in mezzo a una strada, non puoi chiedere aiuto, non puoi uscire da sola da una discoteca (e nemmeno entrarci), non puoi camminare, non puoi prendere la metro, non puoi fare niente di niente senza correre il rischio di essere aggredita. Un'angoscia tremenda. A questo punto stai a casa. Eh no! Che a casa si consumano le violenze domestiche. E comunque potrebbe sempre citofonare uno sconosciuto che t'ha vista al banco salumi un'ora fa e ti ha seguita fino al portone. Insomma, mai tranquille. Ma adesso c'è il Vademecum. Ah! Adesso ve la facciamo vedere noi (in senso figurato). Chissà che strategie messe a punto da esperti dei servizi segreti, chissà che trucchi da ninja ci suggeriranno. Il lusso della sicurezza è mio! Lo voglio! Yeah!


E ti viene un dubbio. Il dubbio se sei deficiente tu, o sono deficienti loro.
Il sindaco Alemanno conclude i suoi saluti nell'introduzione del libretto, dicendo: "Questo vademecum è una guida preziosa che desideriamo consegnarvi perché potrà aiutarvi a sentirvi più sicure, sapendo che non siete sole." Qua e là ritrovo la stessa frase: non siete sole.
Poi entro nel vivo del vademecum e leggo che è meglio evitare strade isolate. Ma come? Non mi avevi detto che non ero sola? O intendevi che avrei avuto la compagnia di almeno uno stupratore?
Ci sono diverse chicche che mi hanno fatto riflettere, e purtroppo non sulla mia sicurezza.
"Nota se vi sono telecamere o colonnine SOS (vi è un cartello bianco che indica quando ti trovi in un’area videosorvegliata)."
Questo sarebbe per esempio un consiglio? A che pro poi? Per dirlo allo stupratore? "No scusa, qua non puoi perché ci sono le telecamere".
"Ricorda che attivare l’intervento di un singolo è più efficace che rivolgersi genericamente a un gruppo: il fenomeno della 'deresponsabilizzazione' potrebbe impedire a ciascuno di loro di prendere l’iniziativa, se non lo fa prima qualcun altro".
Altro consiglio utile. Grazie. Già mi vedo a passare in rassegna tutti i passanti, inseguita da un energumeno. "No, questi sono in tre, saranno deresponsabilizzati, questi sono quattro, ah, ecco, quello è da solo: chiedo a lui".
"Se sei sola e costretta a viaggiare di notte avvisa il controllore o il capotreno; chiedi se possono effettuare costanti controlli o di sederti vicino alla loro carrozza". Questo è il mio preferito. Questi non hanno mai viaggiato con Trenitalia. È evidente.
"Non indossare vestiti particolarmente appariscenti se prendi la metro di sera da sola e se puoi evita di portare con te la borsa". Questa è forse troppo oltre per me. Che significa? Che se non prendo la metro posso indossare vestiti appariscenti? E se non porto la borsa, dove metto il portafoglio, il cellulare (che mi serve per chiamare il 112), lo spray al peperoncino, le chiavi di casa? E poi basta con 'sta storia dei vestiti appariscenti! Decidetevi se l'aggressione è colpa dell'uomo o della donna. E poi fatevi un giro nei centri antiviolenza delle donne e ditemi come erano vestite le vittime di aggressioni e stupri. Tutte in minigonna? Tutte col push-up? Finitela di distribuire la responsabilità di un crimine anche sulla vittima, che proprio non ci siamo. E poi scusate, ma se mi trovo a camminare in un vicolo buio, significa che il Comune, invece di spendere soldi per dirmi che quando sono sola a casa non devo aprire agli sconosciuti, dovrebbe piantare un paio di lampioni in più.
Questo prezioso contributo al benessere della cittadinanza femminile si conclude con un messaggio promozionale. Ebbene sì, per la donna che vive nella performance c'è un'offerta imperdibile: PeTra, il sistema di allarme ideale per una donna che va in giro da sola nei vicoli bui e con i vestiti appariscenti. Un rivoluzionario apparecchio che, premendo un tasto, si collega direttamente con un centro di soccorso preimpostato dall'utente. In pratica, il telesalvalavita Beghelli di mia nonna. Del resto, anche i consigli del vademecum, potrebbe tranquillamente averli scritti lei.

martedì 26 luglio 2011

Cass Due

Sabato scorso sono andata al cinema con il mio primogenito. Voleva vedere Cass Due. Okay, andiamo a vedere cass.
Cass Uno non era male, anche se questa cosa delle macchine umanizzate va un po' oltre la mia impostazione percettiva. Comunque il messaggio finale mi era piaciuto: una sorta di "L'importante non è vincere, ma partecipare" con in più il richiamo all'amore per le persone e il rispetto di amici e colleghi.
"Vedi Lorenzo? Saetta McQueen si ferma prima del traguardo per andare ad aiutare l'altra macchina che ha avuto un incidente".
"Vedi? L'altro vince, ma poi resta solo, perché è stato egoista".
"Mamma, io sono egoista?"
"No, amore, egocentrico, ma è una cosa diversa".

Insomma entriamo nel cinema. Mio figlio inizia a scafandrarsi il primo cesto di popcorn, mentre sullo schermo danno un corto di Toy Story, in cui Barbie e Ken si danno il primo bacio (ma Ken non era gay?). "Mamma, ma quando finisce la pubblicità?"
Ecco, inizia il film, che come tutti i sequel, non è all'altezza del primo. Più effetti speciali e meno contenuti. E, attenzione attenzione, viene aggiunta una seconda figura femminile. Ovviamente di contorno.
Per chi non ha visto Cass Uno, dovete sapere che il protagonista, Saetta McQueen, si fidanza con Sally, un Porsche 911 femmina, che fa l'avvocato. Fuggita anni prima dalla metropoli per inseguire i buoni sentimenti e la qualità di vita della provincia. Questa Sally all'inizio sembra un personaggio promettente, perché prende subito in mano la situazione, da un'arringa in tribunale alla riabilitazione di Saetta che aveva dei seri problemi di ego ipertrofico. Ma poi, col tempo, si sgonfia sempre più (Sally, non l'ego di Saetta). In Cass Due, Sally rimane ferma al paese a seguire in TV le gesta del suo fidanzato e, immagino, facendo la calza tipo Penelope. Al suo posto compare Holly, agente dell'Intelligence impegnata in una missione segreta. In realtà Holly ha un ruolo assolutamente gregario rispetto a McMissile, una specie di James Bond fatto ad auto. Per tutto il film vediamo questa Holly che mostra filmati, che fa sentire audio, che fa presentazioni powerpoint per agevolare il lavoro degli altri, che devono prendere le decisioni. Ovviamente anche Holly rischia la vita. Ma la sua perdita, ovviamente, sarebbe stata meno sentita. Ah! Dimenticavo, Holly è figa.
Insomma, in tutto questo ci sono corse adrenaliniche di campioni di automobilismo, inseguimenti, indagini. Una donna a casa a guardare la TV e un'altra a fare l'assistente.
Di questo però, mio figlio sembrava non accorgersi. Era troppo preso a tormentarsi per la scomparsa di Hudson Hornet, detto Doc, che in Cass Uno era un vecchio campione della corsa e in Cass Due viene commemorato dai suoi vecchi amici che piangono davanti ai suoi poster.
"Mamma, ma dov'è Doc?"
"Eh, non lo so, forse è morto".
"Ma perché è morto?"
"Perché era tanto tanto vecchio".
"Ma mamma, io voglio Doc".
"Ma Lorenzo, non era nemmeno il protagonista!" (premio madre più diseducativa dell'anno)
Insomma, mi sembrava indelicato importunarlo con questioni di pari opportunità, mentre si stava misurando col concetto della morte, davanti alla quale, almeno, siamo tutti uguali.

giovedì 21 luglio 2011

#donnexdonne: gli sfigati che fanno rete

Oggi scrivo un altro post a blog unificati. A dire la verità non sono solo blog, ma c'è anche un gruppo su Facebook che si chiama donnexdonne, che conta 234 iscritti e un tot di persone che ne discutono su Twitter in #donnexdonne. Insomma una cifra di gente.
Il tema è quello delle buone prassi di alleanze al femminile, dove si realizzano, come si realizzano, con che sinergie o complementarietà al maschile.
Allora farò un po' la paraculo, rimandandovi a un post che ho scritto diversi mesi fa, ma che mi sembra l'emblema di questo argomento. Si intitola "le mie nuove amiche".
Aggiungo un seguito. L'autrice del libro Milano da Bare si è ritrasferita a Milano, non si sa se più per un istinto di sopravvivenza o manie suicide. Ovviamente il supporto femminile è rimasto, e anzi, si è rafforzato, per sostenere una scelta molto difficile e sofferta. Ultimamente io sono stata presa da alterne vicende personali, impegni di lavoro, idraulici maschilisti, eccetera, e non ho potuto frequentare assiduamente le mie "nuove amiche" come un tempo. Nonostante questo, il legame che sento rimane invariato e non vedo l'ora di rimettermi a regime per trovare i vecchi spazi di qualità. Ecco, non so se esista un corrispettivo maschile a questa cosa. Fatto sta che i due uomini che potevano far parte all'inizio di questo sodalizio nato dall'appartenenza alla stessa scuola di specializzazione, non si sono mai presentati all'appello. Forse non ne hanno vista l'utilità pratica. Forse avevano di meglio da fare. Però l'esigenza di fare rete, a parte i PR delle discoteche, mi pare ce l'abbiano soprattutto le donne. Le donne e i comunisti. Insomma, tutte le categorie più sfigate. Spero che non dipenda solo da questo, comunque.

Trovate altre interessanti discussioni su questo tema in questi blog (molto solidali tra loro):



martedì 12 luglio 2011

Il monologo dell'idraulico

Torno a trattare un argomento a me caro: l'idraulico. No, che poi sembra che lo faccio apposta, ma vi giuro: non è così!
Insomma, in questi due ultimi mesi ho avuto dei casini inenarrabili con la caldaia. Quelle simpatiche cose che accadono un giorno apparentemente normale, quando meno te l'aspetti. Tipo che la caldaia va in blocco, chiami il tecnico, che dice che non sa, e che chiama un altro tecnico per fare una videoispezione, che però non si riesce e allora chiama gli spazzacamini che vedono che il tubo non arriva fino al tetto e allora tu chiami il tuo avvocato che manda una lettera a quello che ti ha venduto la casa con un impianto non a norma e quello dice che è colpa del suo idraulico, che allora viene anche lui e dice che rimette tutto a posto, ma che la colpa era di chi ha fatto l'impianto e non sua. Avete capito no? Quelle cose così.
Alla fine, dopo due mesi, fatto il lavoro, restava da chiudere la voragine fatta nel cartongesso. L'idraulico e io prendiamo accordi telefonici. Non chiedetemi perché, ma quando ho preso la telefonata ero fuori dalla stazione di Bra, in Piemonte, dopo tipo otto ore di viaggio. Quaranta gradi all'ombra e 90% di umidità. Un classico insomma, ché se le cose non sono disagevoli non mi piacciono.
Idraulico: "Signora, le mando il pittore a fare un sopralluogo".
Io: "Sì, ma io adesso sono fuori per lavoro tutta la settimana. Magari le do il numero del mio compagno, così si mette d'accordo con lui".
Idraulico: "Ah va bene, signora, allora facciamo che ci sentiamo lunedì prossimo, quando torna, così non disturbiamo suo marito".
"..."
"Magari faccio venire il pittore verso mezzogiorno, così lei ha il tempo per portare i bambini all'asilo, va a fare la spesa, visto che è via per così tanto tempo, suo marito va al lavoro e non la disturbiamo".
"..."
"Pronto?"
"Sì, la sento (purtroppo)"
"Dicevo, le va bene lunedì a mezzogiorno, così ha fatto tutte le sue cose e non disturbiamo suo marito?"
"..."

Allora due sono le cose. O è la solita solfa in perfetto stile "Donne in ritardo", oppure quello che si racconta degli idraulici non è solo leggenda: arrivano, trovano sempre una donna sola in casa (perché fanno in modo che sia così) e se ne approfittano carnalmente.
Comunque io non mi sono lasciata corrompere. Ho fissato un appuntamento alle otto di mattina "Così poi ho il tempo di andare a lavorare - Do you know 'lavorare'? Quella cosa che anche le donne, quando non sono discriminate, fanno? -"