martedì 27 marzo 2012

L'orrido

Nell’orrida stazione dei treni di Mestre, c’è un’orrida edicola che vende dalle figurine Panini all’ultimo libro di Marra. Nell’orrida stazione dei treni di Mestre c’è un’unica cosa per cui si è disposti ad accettare il cambio del treno in quel luogo ingiustificato: il tramezzino tonno e uovo dell’orrido bar. Il tramezzino tonno e uovo di Mestre rappresenta il perfetto equilibrio tra chimica e fisica, rasentando la perfezione tra gusto e sensazione tattile. È incredibile come riescano a rendere coeso un abbinamento del genere: il tonno non sgocciola e non unge, ma è morbido e avvolge quel mezzo uovo sodo con affetto materno, impedendo che questo si sbricioli prima di toccare le vostre labbra. Poesia culinaria. Sembra che quel tramezzino lo sappia. Quel tramezzino sa di essere venduto nell’orrido bar dell’orrida stazione, dell’orrido comune di Mestre. Ed è per questo che è così buono: sente su di sé tutta la responsabilità di essere l’unico motivo per cui non radono al suolo Mestre. Mestre è una città, ma la sua stazione non compare tra le destinazioni sulle macchinette per i biglietti e nemmeno sul sito di Trenitalia. Mestre è in realtà Venezia Mestre. E non so se sia più imbarazzante per Mestre, che pure conta duecentomila abitanti, non avere di fatto una stazione riconosciuta con il suo nome, o per Venezia essere messa in comune con il concetto dell’orrido. Stavo facendo queste considerazioni oggi, mentre transitavo proprio per quella stazione con il mio bravo Eurostar frecciainculo per Milano. E facevo queste considerazioni perché non c’è in effetti posto più coerente perché si perpetrasse lo scempio di cui vi sto per parlare.
In quell’orrida edicola dell’orrida stazione sono stati avvistati degli orridi prodotti di merchandising. E indovinate un po’ di quale personaggio? Bravi: dei Barbapapà (il prequel lo trovate qui). Erano degli adesivi gommosi, di quelli che sono un po’ in rilievo e che una volta attaccati, nemmeno il napalm può fare nulla per staccarli senza lasciare tracce bianche e appiccicaticce. Su ogni adesivo c’era un personaggio: un Barbapapà, un Barbamamma, un Barbaforte, un Barbabravo, un Barbabarba, un Barbazoo e uno per Barbabella, Barbalalla e Barbottina. Cioè: un unico adesivo per tutte e tre le bambine insieme. Che abbiano finito la colla? Si sono accorti che non avevano abbastanza soldi per fare degli inutili adesivi corrosivi anche per i tre personaggi femminili? Mi sono già espressa sulle scelte del marketing di chi detiene i diritti dei Barbapapà, ma assieme ai diritti saranno detenuti anche i doveri no? Ci sarà un minimo di codice deontologico che, per esempio, ti impedisce di raffigurarli in contesti di depravazione, di infilare uno spinello in bocca a Barbabarba, di far assumere anabolizzanti a Barbaforte, di lasciare solo Barbazoo con le pecore. Insomma, non è che puoi metterli come ti pare. E allora, mi ripeto, fate i bravi: rispettate l’etica di quel cartone animato e date anche alle figure femminili il loro giusto spazio.

giovedì 8 marzo 2012

Donna fortunata

Faccio solo una rapida incursione, perché oggi, per fortuna, devo lavorare. E sono molto fortunata per questo, e ancor più perché ho due figli piccoli. Questa è stata la mia considerazione odierna, in occasione della Giornata internazionale della donna. Non so quanto ci sia realmente da festeggiare oggi, se il mio status rimane ancora un "caso fortunato".
Vi lascio con la testimonianza che una mia amica italiana residente ad Amsterdam ha espresso questa mattina su facebook:
"Oggi festeggio la festa della donna vivendo in un paese in cui i doveri familiari si dividono al 50% e lavorando per un Gm uomo che quando ha i figli malati ci sta a casa lui!"
C'è sempre chi è più fortunato di me.
Buona giornata a tutti!

lunedì 5 marzo 2012

Mi sono distratta un attimo

Ieri pomeriggio ho accompagnato il mio primogenito all'evento mondano dell'anno: la festa di compleanno della sua compagna di asilo Alice, che ha compiuto 6 anni. La cosa bella delle feste dei bambini è ricordarsi di quando eravamo bambini noi e riempirci di tenerezza per noi stessi. E per come siamo finiti: dall'altra parte, da quella dei vecchioni, di mamma e papà, di gente strana. Ho guardato mio figlio giocare al gioco della sedia sulle note di Gioca Jouer e non ho potuto fare a meno di pensare che questa canzone è uscita quando io avevo la sua età, e mentre questo pensiero mi trafiggeva il cuore, sono stata distratta da un altro accadimento importante.
Sì, le feste dei bambini sono come una puntata di Lost: succede sempre qualcosa che ti fa trasalire mettendoti in violento contatto con il tuo subconscio.
Era arrivata Matilde. Erano giorni che non veniva in asilo perché è stata male, e poi era anche in ferie. Ma adesso eccola qui, con i jeans e la cintura argentata e la maglietta rosa con il cuore stampato. Matilde è la fidanzata ufficiale di Lorenzo. Matilde è la prova che la storia per cui gli uomini si scelgono sempre le compagne che assomigliano alla propria madre è falsa. La bambina è gentile, delicata, esile e accondiscendente nei confronti di Lorenzo. Voi non avete idea di ciò che è capace mio figlio in fase di corteggiamento, e fra l'altro non saprei nemmeno dire da dove l'abbia appreso, visto che vi garantisco che in casa non ne ha mai visto uno. Alla festa era tutto un prenderle la mano, allontanare chiunque tentasse di distrarla, sussurrarle nell'orecchio, guardarla fisso negli occhi. Sono stata anche tentata d'intervenire, temendo una denuncia del padre per stalking, ma poi per fortuna la festa volgeva al termine e ho potuto lecitamente interrompere tutto quel rituale. Ero anche un po' emozionata, vi confesso. Vedere mio figlio così preso, così sicuro dei propri sentimenti, così fiducioso di essere ricambiato, mi ha fatto stare un po' sulle spine. "Speriamo che anche per lei sia così, speriamo che non gli spezzi il cuore" pensavo.
"Mamma, aspetta, devo dire un'ultima cosa a Matilde! MATILDE, VIENI PRESTO IN ASILO DOMANI!"
E Matilde, galvanizzata, corre da sua madre dicendole che il giorno dopo avrebbero dovuto fare presto.
Ancora un po' emozionata, racconto tutta la storia alla mia migliore amica, che con il dovuto distacco mi fa notare come io mi sia rincoglionita dietro a mio figlio, perdendo qualsiasi obiettività. Con ben poca delicatezza e un linguaggio diretto e scurrile il giusto, mi si fa notare che sono appena alla fase del corteggiamento e già lui le fa pressioni sull'orario in cui dovrebbe presentarsi in asilo. Non solo, ma lei, invece di rispondergli "Vengo quando mi pare" va dalla madre assicurandosi la puntualità.
Stamattina, rinsavita, non ho potuto esimermi dal dire a Lorenzo: "Matilde verrà quando potrà e secondo quelli che sono i suoi orari e non i tuoi, capito?"
"..."
"..."
"Ho capito."
Mai, mai abbassare la guardia.