mercoledì 6 ottobre 2010

Zoccole e maiali

Lo so, il titolo è un po' esplicito e potrebbe urtare la sensibilità di più di qualcuno, nonché attirare gli amanti del sesso online, che arriveranno a questo post grazie ai motori di ricerca - fra l'altro, il servizio di Blogger mi segnala quali sono le parole di ricerca che hanno portato i lettori al mio blog; quindi ci sono le classiche ricerche per "Benedetta Gargiulo blog", "Blog donne in ritardo", ecc. Recentemente, affinando i temi che posto, ho notato di essere rintracciata da Google anche con parole chiave come "Lady Oscar", "passeggini negli autobus", "Luciana Littizzetto". E poi ci sono tutti gli altri, tipo "donne nude" e "sesso con le mestruazioni". Bene, oggi diamo il benvenuto agli amici che hanno digitato "zoccole" -.
Quello che mi spinge a ragionare su questi argomenti è il lessico utilizzato dall'intera società, maschi e femmine in egual misura, per etichettare le persone in momenti di rabbia. Da qui, il titolo che fa riferimento al mondo animale, perché è da lì che nasce la gran parte dei problemi. Gli insulti di genere la dicono lunga sulle pari opportunità. Anche in tema di sproloquio sono evidenti delle discriminazioni. Una delle offese peggiori per una donna è sicuramente quella di darle della prostituta, perché in questo modo si riduce tutto il suo essere a una mera funzione sessuale, negando tutto il resto. Personalmente, se mi danno della stronza (perdonerete la terminologia, ma oggi va così), posso sentirmi offesa, ma non certamente sminuita o umiliata. Il corrispettivo dell'uomo invece, non è usato. Anzi, provate a insultare un uomo dicendogli: "Sei un maledetto gigolò". Quello vi guarderà divertito, pensando che oltre a essere delle prostitute, siete pure dementi. E comunque, non so perché, ma il mestiere del gigolò, da quando è stato portato sullo schermo da Richard Gere, ha assunto una valenza del tutto rispettabile. Potete dargli del maiale invece, o del porco, se vogliamo restare nel campo sessuale. Ma ugualmente, non abbiamo ottenuto lo stesso risultato. Non lo abbiamo sminuito. Gli abbiamo solo dato una connotazione in più. Restando nella zoologia, è ancora più eclatante la differenza tra "vacca" e il suo maschile "toro". E di conseguenza l'uso di questi termini nel lessico degli insulti. Restando in tema di prostituzione, fa riflettere la diversa percezione tra professioniste donne e professionisti uomini. Questi ultimi esercitano un mestiere. In alcuni casi perfino nobile, dal momento che regalano (oddio, regalano proprio no) momenti di felicità a quelle donne che sono momentaneamente insoddisfatte o non hanno tempo per dedicarsi a relazioni stabili. Il paradosso a cui si arriva è che quelle stesse donne poi, sono etichettate come zoccole, perché hanno rapporti sessuali con sconosciuti. Il maschio che invece frequenta le prostitute (che sono sicuramente in numero maggiore rispetto agli gigolò) se la cava con l'epiteto di porco. A questo, aggiungiamo anche il dato economico, ulteriormente discriminante: uno gigolò costa mediamente di più di una prostituta.
Il punto è che è comunque impossibile coniare un insulto altrettanto svilente per gli uomini, e questo, a causa della società impari nella quale viviamo. Vogliamo provare? Dobbiamo ottenere lo stesso risultato che si ottiene quando si dà della prostituta a una donna. Quindi dobbiamo ricondurre tutta l'esistenza del nostro interlocutore maschio alla funzione sessuale. In pratica dobbiamo dirgli, con una parola, che lui è bravo solo a fare sesso. Vedo che state già sorridendo. Capite cosa intendo? Per l'uomo la sessualità non è affatto svilente. E aggiungerei, giustamente. Ma per la donna non è così. O meglio, per la società non dovrebbe essere così. Ho visto recentemente dei servizi in cui venivano intervistati degli gigolò. Fra l'altro uno era pure di Trieste (mai incontrato, giuro!). Raccontavano il loro lavoro, le tariffe, il tipo di donna che li chiamava (e vi informo che erano in linea con il target di questo blog: siete tutte a rischio). Erano molto soddisfatti del loro lavoro. Si tenevano in forma andando in palestra, seguivano i loro interessi e viaggiavano molto. Non c'era indignazione né da parte dell'intervistatore, né da parte del pubblico. L'unico disappunto era sulle donne che pagavano questi uomini. Donne sole, incapaci di relazionarsi con gli uomini. Donne tristi. Ma se quel servizio fosse stato sulle escort? Ecco i discorsi sull'immoralità e sul fatto che si seguono le strade sbagliate per inseguire una certa stabilità economica. Insomma, continua a fare notizia l'accostamento sesso-donna, mentre l'accostamento sesso-uomo è vissuto in maniera naturale. Non è mia intenzione disquisire sulla prostituzione in sé, ma vorrei, ancora una volta, portare alla luce la discriminazione di fondo, che lega la figura femminile ai ruoli canonici di madre e moglie. Come se nulla fosse cambiato dai tempi di Maria, che infatti viene "sollevata" dall'impegno sessuale perfino per concepire un figlio. Oggi, duemila anni dopo, è come se continuassimo a dover essere tutte Marie vergini. E quando non lo siamo, beh, l'insulto è già bell'e pronto.
E allora, come spesso dico in questo blog, dovremmo fare caso anche a quei piccoli dettagli discriminatori che provengono dal nostro parlare comune. Dovremmo stare più attenti a come ci rivolgiamo alle persone che ci circondano. Oltre al fatto che dovremmo cercare tutti di essere meno violenti e offensivi con le parole, bisognerebbe anche scegliere bene il modo in cui ci si esprime e tenere conto dei significati. Anche quando si cerca di consolare un caro amico che è stato lasciato dalla fidanzata o dalla moglie. Dirgli "Mi dispiace, è proprio una zoccola", potrebbe non essere la scelta più etica, a meno che la signora in questione non l'abbia veramente lasciato per esercitare la professione. Ma questo è un altro discorso.

4 commenti:

  1. La cosa che mi fa molto incavolare riguarda i tradimenti. Non appena salta fuori che una donna ha tradito il partner, subito tutti si sentono in dovere/diritto di etichettarla, senza pensarci su due volte, come p****a (o qualsiasi altro termine già ampliamente usato in questo post e col medesimo significato), e spesso con una punta di rabbia. Quando lo fa un uomo, al massimo è uno st***o, e amen. Secondo me dipende tutto dal senso di inferiorità sessuale che hanno gli uomini nei confronti delle donne, e tutte le paure annesse e connesse. Un'altra cosa che mi fa uscire di testa in tema sessuale (e potrebbe essere lo spunto per un altro post, ma è un po' volgare) è la questione degli attributi. Dapertutto c'è l'esaltazione della maggiorata, le battute sulle tettone si sprecano, tutti a sottolineare le curve delle donne, quanto bello e rotondo è il fondoschiena e via dicendo. Sugli uomini guai a parlarne. C'è la difesa delle dimensioni, le dimensioni non sono importanti, non sono quelle che fanno felici una donna, no e poi no. Ma le tette sì, assolutamente (ho sentito spesso questa battuta "Sotto la terza non può essere amore"). La cosa triste è che anche le donne seguono spesso questo giochetto, credo soltanto per non finire etichettate per p****e, ovviamente.

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  2. Copio-incollo il post di Beppe Grillo di oggi (www.beppegrillo.it). È dedicato all'omicidio di Sarah , ma il tema è trasversale a questo blog.
    Attenzione: lo posto come commento al tuo "Zoccole e maiali" perché è il più recente, mica perché voglio dare del maiale allo zio...

    "Disoccupata, precaria, troia, vergine stuprata, ministro promosso per l'aspetto, per il culo, ma anche la bocca aiuta, costretta ad accettare avances sul lavoro, preda delle voglie di parenti e delinquenti, uccisa da zii, mariti, amanti, ex compagni, buttata sulla strada da magnaccia, introdotta nei letti dei potenti come una regalia per acquisirne la condiscendenza. Extracomunitaria e minorenne, a migliaia, quasi bambine, carne fresca sui viali di tutte le città, facile conquista di padri di merda e di famiglia nell'indifferenza totale. Miss Italia che mostrano la loro mercanzia in prima serata, ragazze di cui non si ricorderà il sorriso, lo sguardo, ma soltanto il seno, i lombi, l'incavo delle cosce, vallette con i fili interdentali nelle chiappe in tutti i programmi televisivi, seminude anche nella notte di Natale, merce gratta e fotti, a disposizione degli italiani, inconsapevoli aspiranti puttane del piccolo schermo. Sottopagata, quota rosa, residuale, marginale, esclusa dalle scelte, dalla politica, senza diritti civili se non benedetta dalla sacralità del matrimonio, senza una pensione anche se moglie di fatto per una vita, senza asili, senza spazi verdi per i suoi figli, perché i figli sono delle donne, quasi sempre. Corpo e non persona, buco e non spirito. Oggetto di modernariato con labbra a canotto e zigomi da lupa, in vecchiaia simile a una maitresse di antichi bordelli. Plasmata dalle necessità e dal trionfo del membro maschile, signore e padrone della sua vita. Non più persona, ma oggetto, che si può usare, prestare, strangolare, possedere. Un transfert di massa l'ha trasformata da essere vivente a cosa di comune disponibilità, accessibile, che non può negarsi, non ne ha più il diritto. Proprietà privata, ma anche pubblica, da strangolare in caso di rifiuto, nella scala sociale appena al di sopra una bambola gonfiabile, da possedere anche dopo la morte, perché una cosa non è viva e non è morta. E' solo una cosa, una donna, nient'altro che una donna."

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  3. Beh, diciamo che gli attributi contano esattamente quanto il nostro décolleté e il nostro fondoschiena. Quindi, molto nelle chiacchiere da bar, e poco nella realtà. Per cui, in certi contesti, anche per le donne, sotto una certa soglia "non può essere amore". Ma poi si torna alla realtà, e si spera che ognuno scelga il proprio partner in base ad altre qualità. Poi, chiaro, qualcuna è più fortunata di altre :)
    La questione di senso di superiorità o inferiorità sessuale credo vada approfondito. Sicuramente molti uomini sono consapevoli dei loro limiti, ed è per questo che hanno paura. Non mi sono ancora data una spiegazione, ma indagherò.

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  4. Vivi, ma Grillo non faceva ridere?! Scherzi a parte, non credo ci sia altro da aggiungere.
    Sulla questione gay e pari opportunità in termini di insulti, cara Paolina, i tuoi coinquilini non fanno che confermare la mia teoria. La disparità si alimenta anche con il linguaggio quotidiano. Una guerra tra categorie svantaggiate: omosessuali, donne, prostitute e, evidentemente, minorati mentali.

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