venerdì 27 settembre 2013

La buona vecchia tradizione del rogo

Negli ultimi anni in Italia, ogni pubblicitario che si rispetti ha dovuto misurarsi con il più celebre dei binomi, quello che deve assolutamente accompagnare la filosofia di ogni prodotto, di ogni servizio, di ogni azienda, piccola, media, grande, nuova o vecchia che sia. Un binomio che può accomunare un produttore di gelati con un designer di bidet. Un binomio che sta bene su tutto, come una donna nuda per intenderci.
Il binomio "tradizione e innovazione".
Ora, sono sicura che nella vostra vita anche voi avrete i vostri bei grattacapi sul lavoro e non voglio di certo sminuirli adesso, ma veramente: non avete idea di che cosa significhi per un creativo che lavora in pubblicità dover tradurre in parole e immagini il concetto "tradizione e innovazione". Una volta ho lavorato per un'azienda che fa tappi di sughero e non vi dico tutte le idee che ci sono venute in mente per "sistemare" quei tappi in maniera tradizionale ma innovativa. Nessuna di queste era pubblicabile, ovviamente.
Per fortuna ultimamente le cose stanno migliorando: questo pauroso senso di bilico tra passato e futuro sta scomparendo. Gli imprenditori italiani e con loro molti responsabili marketing hanno capito che era molto pericoloso tenere la gente in sospeso tra ieri e domani. E così, il concetto di innovazione è stato soppresso e ci siamo tenuti quello di tradizione. Vuoi mettere la sicurezza? La stabilità? Solidità, certezza? I valori? Dove sono i valori di un tempo? Un tempo, quando si stava veramente bene.

Ed ecco che negli ultimi tre giorni abbiamo assistito alla santificazione della Tradizione. La Tradizione è salvezza, la Tradizione è vita. Ci siamo ridotti così perché per un attimo ci siamo dimenticati del nostro passato, abbiamo ceduto all'innovazione e guarda adesso come siamo combinati!
Tutti, intellettuali, giornalisti, menti illuminate, hanno per un attimo abbracciato la sicurezza della tradizione quando la Presidente della Camera ha sollevato il caso della pubblicità italiana. Che, diciamocelo, anche se è contro i miei interessi, fa veramente cagare. E che cosa ha detto Laura Boldrini di tanto scandaloso? Qual è stato il suo odioso attacco alla Tradizione?
Ha detto che quando una donna, negli spot televisivi, viene rappresentata sempre e solo come una mamma che serve la cena a tavola oppure come corpo da associare a qualsiasi prodotto, beh, c'è qualche domanda da farsi.
Ommioddio.
La Presidente della Camera ha raccontato una verità che sfido chiunque a contestare: la donna nella pubblicità italiana viene rappresentata principalmente in due modi: madre/casalinga oppure tigre del materasso. Questo è parte di un problema culturale enorme che tocca tantissimi aspetti della nostra società, dal fatto che le donne guadagnano meno degli uomini, che non riescono a fare carriera, che devono scegliere tra figli e lavoro, che devono firmare dimissioni in bianco, al fatto che vengono molestate, stuprate e uccise quando vogliono semplicemente farsi i beati cavoli loro. Il modo in cui si rappresentano le donne sui media e il modo in cui se ne parla è un problema serio.

Però è la Tradizione, baby. Insomma, si è sempre fatto così. Ma cosa vuole la Boldrini? Le mamme cucinano da sempre, perché "servire è amore" ha detto qualcuno su Twitter. Perché tutti abbiamo una nonna o una mamma che hanno preparato dei piatti prelibatissimi di cui andavano orgogliose. Qual è il problema? Non vorrete mica toglierci i pilastri della società italiana? Mamma mia che paura: la Boldrini lancia messaggi troppo innovativi per essere compresi. L'innovazione è morta, resta solo la Tradizione. E alla Tradizione non piace che si parli male degli spot con le mamme che servono a tavola. Alla Tradizione non piace che negli spot possano essere rappresentate donne che lavorano o che studiano. Cosa sono queste diavolerie?

E arriva pure l'industria italiana a dare manforte all'esercito dei portatori dei sani valori di un tempo, e lo fa parlando della TRADIZIONALE famiglia italiana, quella in cui le donne servono a tavola e sono tutti eterosessuali. Grazie a Guido Barilla, noi pubblicitari siamo finalmente e definitivamente salvi dall'orrido binomio "tradizione e innovazione". Grazie a lui e a tutti quelli che si battono per difendere tutto il nostro passato remoto - per lo più onirico, a dire la verità - possiamo dimenticarci della parola "innovazione". Oh, quant'è rassicurante sapere che si torna a casa e ci sarà la televisione accesa sul TG1 e la mamma che ci serve la pasta al sugo e tutti i problemi del mondo restano fuori: froci, negri, puttane, disoccupati, musulmani e zingari.

Sì, è vero, ogni azienda deve scegliersi bene il suo target. Barilla è liberissima di scegliere quello ariano. Non discuto su questo. Discuto però sullo sbandieramento di un nuovo, terrificante binomio, un binomio che è emerso fortissimo in questi ultimi giorni e che ci fa rimpiangere quello vecchio. È il binomio Tradizione e orgoglio. Perché la Tradizione, rimasta senza l'innovazione, adesso incarna il bene assoluto. Il nostro passato è il bene assoluto. Ma prima di gioire, guarderei bene di cosa è fatto questo passato e soprattutto a quale presente ci ha condotti.

Ora scusate, ma prima che io venga bruciata al rogo secondo tradizione, torno a lavorare, finché quei pochi innovatori rimasti me ne danno la possibilità.

mercoledì 18 settembre 2013

La rivoluzione delle penne

Ho parlato altre volte dei geni del marketing che spesso allietano la nostra vita con scelte originali.  BIC non ha voluto essere da meno e si è sentita in dovere di regalare al mercato un nuovo, rivoluzionario prodotto: la penna per le donne.
Questa volta farò parlare chi ha sollevato il caso prima di me: Ellen DeGeneres. Io non avrei saputo dirlo meglio:



Ora che possiamo finalmente scrivere a nostro agio, non ci manca più niente.
Corro a comprarle!