venerdì 28 settembre 2012

Come essere una Principessa realizzata

In un tranquillo pomeriggio di un paio di settimane fa, ho portato i miei figli a vedere Brave - Ribelle, l'ultimo film Disney per grandi e piccini.
Mentre le creature erano impegnate a scafandrarsi secchi king size di popcorn, commentando ogni scena con i loro amichetti, io cercavo di scorgere in questo film "coraggioso" i semi del cambiamento.
Diciamo che la Disney non è mai stata un esempio di apertura e anticonformismo, per cui mi è sembrato strano adesso sentir parlare di una principessa ribelle. Diciamo che sono partita un po' prevenuta, visto che anche Cenerentola è stata fatta passare per ribelle, dato che ha contravvenuto gli ordini della matrigna ed è andata di nascosto al ballo per farsi impalmare dal Principe. A pensarci bene, anche più recentemente, se pensiamo a Mulan per esempio, non è che siano stati fatti dei grossi passi avanti: Mulan parte per la guerra di nascosto, per salvare il padre, ma lo fa vestita da uomo, perché altrimenti non avrebbe avuto nessuna speranza di farcela. Usa l'inganno e poi non è che faccia proprio la rivoluzione: cioè, non è che a lei freghi qualcosa di andare in guerra. Lo fa per salvare suo padre, gesto nobilissimo, per carità, ma la ribellione è un'altra cosa. Fra l'altro, Mulan dimostra un'intrinseca inettitudine verso i comportamenti sociali imposti alle giovani donne come lei, ma non per questo si sogna di cambiare le cose. Anzi: ne esce avvilita e svilita, convinta intimamente di disonorare la sua famiglia perché nessun uomo la sposerà mai. Cioè, non è che senti dire a Mulan: "Guarda mamma, a me di servire il tè a mio marito non è che interessi un granché, vorrei leggere dei libri, studiare e coltivare i miei interessi. Magari proprio con lui. Mamma, sai che c'è? Io voglio avere un compagno più che un padrone". E che dire della Sirenetta? Ribellione al padre per inseguire un uomo e il suo sogno d'amore.  E, orrore degli orrori, è disposta addirittura a perdere la voce per avere un paio di gambe al posto della pinna! Non la sfiora nemmeno per un momento che quell'uomo, se merita veramente, la può amare così com'è. Tipo come ha fatto Belle con la Bestia, per esempio. Non ho capito perché devono essere sempre e solo le donne a sposarsi con i cessi. Il massimo lo tocchiamo con la principessa Fiona che si sposa Shrek. Ma non polemizziamo. Brava Ariel, hai fatto bene, poi che hai fatto nella tua vita? Insomma, io vorrei sapere se tutte queste principesse hanno mai veramente fatto ciò che volevano. A parte sposarsi.
E mi vedo Brave - Ribelle. La protagonista, Merida, si diverte una cifra con le armi del padre, mentre la madre la bacchetta in continuazione sperando di insegnarle come si deve comportare una vera regina. Poi la madre le combina il matrimonio con un giovane rampollo e Merida si ribella. A lei non interessa sposarsi, vuole solo decidere da sola con chi e quando e se, immagino. Dico immagino perché in realtà questa cosa non è molto approfondita. Anzi, dal film sembra che la protagonista voglia semplicemente rimanere single, una specie di amazzone solitaria che tira con l'arco e non riesce a pettinarsi mai i capelli. Insomma, le intenzioni mi sembravano buone: finalmente qualcuno che dice NO alle convenzioni senza trovare delle scuse come Mulan. Solo che poi esco comunque con l'amaro in bocca: possibile che si riduca sempre tutto a "matrimonio sì / matrimonio no?" La realizzazione di Merida dipende soltanto dalla presenza o dalla assenza di un uomo al suo fianco?
Non c'è mai l'opzione: tiro con l'arco e trovo anche un uomo che mi piace con cui condividere le mie passioni? Siamo ancora nello stereotipo che se vuoi fare il ribelle puoi anche farlo, ma devi pagare il prezzo della solitudine, o passare per la "stramba" di turno?
E con questo inquietante interrogativo, ho riportato i miei figli a casa, che hanno detto: "Simpatica, Merida".

giovedì 27 settembre 2012

Diamoci una mossa

Cari cari amici vicini e lontani, sono passati più di due mesi dalla mia ultima apparizione in questo luogo virtuale e avevo anche un certo timore reverenziale ad avvicinarmi di nuovo. Tipo quando non apri uno scatolone da tanto tempo e hai paura che dentro ci siano tonnellate di scarafaggi, di quelli che corrono velocissimi e per questo stesso motivo ti mettono una paura ancestrale. Chissà che avevo paura di trovare qui dentro invece. Non so. Fatto sta che quella che è stata la mia compagna di banco del liceo per cinque ininterrotti anni e che monitora la mia attività online, mi ha gentilmente detto: "E ALLORA?!? STO BLOG NON VA NÉ AVANTI NÉ INDIETRO!"
Quindi, grazie per lo sprone e riapriamo questo scatolone.

C'è un motivo per cui non ho fiatato per due mesi: ero in ferie. Delle lunghissime ferie. Sì, perché mi sono detta: perché uccidersi di lavoro quando il lavoro è pronto a uccidere te? Si badi, io sono la prima appassionata del mio lavoro, ma a patto che si svolga in condizioni di dignità e soddisfazione per tutti. Ma siccome in questo frangente storico-economico siamo molto lontani dai concetti di dignità e soddisfazione, allora ho pronunciato la parola magica, quella parola che tutto può e tutto rivela, l'unica parola capace di dare vero conforto umano, di farci sentire bene e in pace con il resto del mondo: "fanculo".
E ho passato tutta l'estate con i miei figli fino all'inizio della scuola, il 10 settembre. Abbiamo viaggiato, abbiamo visto posti nuovi, abbiamo anche preso la macchina per un'avventura on the road un po' a casaccio, e insomma, ci siamo divertiti.
Niente telefono, niente rompicoglioni, niente Internet.

Adesso sono tornata. Lavoro di nuovo ma molto più tonica e zen. I bambini sono a scuola (fra l'altro il primogenito ha iniziato la prima elementare e non potete immaginare lo stato confusionale che questa cosa mi genera). Ma soprattutto, il blog è sempre qui, e ha sempre molti spunti per essere riempito.
Per esempio, devo riprendere il filone Barbie, che è stato trattato qui, qui, ma soprattutto qui con la campagna When I grow up, e parlarvi della linea Barbie I can be.
Per chi si accosta solo ora a questo discorso, faccio un sunto: Mattel decide che nel ventunesimo secolo, forse, proporre la Barbie sempre e solo conciata come se fosse Cenerentola al ballo potrebbe risultare un po' fuori luogo. Quindi, prendendo spunto dalla realtà circostante, quelli del marketing notano che le donne fanno tante altre cose, oltre al ballo con il Principe. Tipo studiano, lavorano, diventano medici, avvocati, carabinieri, pompieri. E allora ecco che arriva la genialata: Barbie sarà sempre Principessa al ballo, ma anche cavallerizza, pilota di Formula 1, medico, pittrice, e in generale molte altre cose. Questa cosa ce la comunicano con lo spot When I grow up, un anno fa. Quindi io entro in un negozio di giocattoli per comprare una Barbie convinta di trovare il modello "lavoro interinale precario" e invece non trovo niente. Sembra che alle buone intenzioni del marketing non siano seguite quelle della produzione. Questo fino a un paio di settimane fa, quando torno sempre nello stesso negozio e scopro con meraviglia che dovevo avere soltanto un po' di pazienza.

Ecco la linea Barbie I can be. La Barbie che posso essere. Vedete? Qui posso essere medico. E nemmeno in gonna, ma in pantaloni. Okay, con le paillettes, ma pur sempre pantaloni! E accanto a questa c'era anche Barbie I can be veterinario. Poi, non so perché, sempre nella stessa linea, c'era Barbie che ritirava un Oscar vestita con un abito da tremila euro, che se devo proprio essere pignola, non mi sembra che siamo ancora nella sfera del realismo. Comunque non importa. Ci siamo. Stiamo rendendo bene il concetto che puoi andare al ballo, certo, ritirare un Oscar se vuoi, ma anche curare le persone, o scrivere un pezzo su un giornale. Sì, perché poi ho controllato sul loro sito e abbiamo anche la giornalista, l'architetto, la dentista e una non meglio specificata professione di "diva digitale".
Sono stata molto contenta di comprare la veterinaria, alla fine. E anche la bambina che l'ha ricevuta in regalo sembra aver apprezzato. Ovviamente il mio primogenito mi ha chiesto perché dovevamo regalare una Barbie con un vestito così brutto e io ho tentato il suicidio.