Continuo con il filone "domande fastidiose che ti fanno le persone per strada" ed esploro l'universo delle donne, sposate e non, che si azzardano a circolare per la città con i loro bambini. Nel post "Sposata o sfigata?" si parlava della disapprovazione della gente nei confronti delle donne che, superati i 30 anni, non si sono ancora degnate di accasarsi. Beh, non consolerà le amiche single, ma le donne "realizzate" con figli sono comunque oggetto dello stesso disappunto. Non per la loro condizione di madri, ma per la loro inadeguatezza a esserlo. Premetto che oggi, con le condizioni di lavoro che regrediscono progressivamente verso i tempi della Rivoluzione Industriale, avere un figlio diventa sempre più un'impresa eroica e sempre meno un fatto naturale. Una donna che mette al mondo una creatura e pensa poi di mantenere il lavoro, il marito, le amicizie e la salute, rimane spesso delusa, trovandosi ad affrontare prove che nemmeno all'Isola dei famosi si azzardano a proporre. Parlo per esperienza personale. Prima di avere figli pensavo che, in fondo, l'Umanità procrea da millenni, anche in tempi di peste, colera, guerre. E che sarà mai oggi? Una passeggiata. Dopo il primo figlio ho iniziato a nutrire i primi dubbi, e per essere veramente sicura, ho voluto farne un secondo. Ecco, adesso posso finalmente dire che mi sbagliavo. Quando c'era la guerra e le famiglie erano comunque numerose, le donne si aggregavano in una specie di asilo collettivo, dove c'era la mamma, la nonna, la zia, la cugina e dove i bambini giocavano tutti assieme nei cortili senza il rischio di venire investiti da un SUV o iniziati allo sniffo della colla (sorte che peraltro è toccata a tutta la mia generazione, cresciuta facendo le caccole con la UHU). E comunque c'era un'incondizionata fiducia nell'angelo custode, che faceva in modo che nessuno si facesse male. Non gravemente, almeno. Queste donne si consigliavano, si aiutavano, davano un occhio ai bambini, cucinavano, badavano alla casa. Era una società di mutuo soccorso. Poi, con il boom del secondo dopoguerra, con l'arrivo degli elettrodomestici e la necessità di consumare (e acquistare) sempre nuovi prodotti, le donne hanno iniziato a dare un aiuto economico in casa. Hanno iniziato a lavorare anche loro. E hanno scoperto che non era niente male poter seguire le loro inclinazioni e realizzarsi in qualcosa che non fosse solo l'economia domestica. Quindi, la mamma, la nonna, la zia, la cugina adesso lavorano e non passano più le giornate tutte assieme. Ogni donna, oggi, è sola. Sola nella gestione dei figli intendo. A parte quei casi illuminati in cui il marito o compagno si prodiga per la parità nell'accudimento dei pargoli. In questo simpatico quadretto, quando ti nasce un bambino, come punti di riferimento hai solo Beautiful e Donna Moderna. Non c'è più il gineceo che ti consigliava e ti sosteneva settant'anni fa. C'è solo Brooke che sforna neonati con chiunque ed è sempre molto felice di diventare madre. Brooke non cambia pannolini, né porta i bambini in asilo, non passa le notti in bianco e non le fanno mobbing in ufficio (al massimo la obbligano a sessioni di sesso selvaggio nella sauna aziendale). Ora, ditemi voi una madre tra i 30 e i 40 anni oggi, come deve fare a sopravvivere. Ed è quindi con mille dubbi, paure e incertezze, che le donne moderne (con le iniziali minuscole) intraprendono la loro maternità. Un po' alla cieca, un po' sentendo il pediatra, un po' iscrivendosi ai forum dedicati su Internet, un po' chiedendo a qualche amica con figli più grandi. In tutto questo, ovviamente, il lavoro non sta ad aspettare. Né le aspettative del mercato, né quelle della società, che comunque pare non essersi accorta che le bombe (almeno da noi) hanno smesso di cadere e che i bambini non giocano più nei cortili. Praticamente siamo madri nate tutte più o meno negli anni Settanta, calate in un contesto sociale fermo agli anni Quaranta. Ed ecco la disapprovazione. Il bambino piange nel passeggino? "Ah, si vede che ha fame. Dovrebbe fermarsi ad allattarlo". Il bambino dorme nel passeggino? "Stia attenta che poi scambia il giorno per la notte!" Il bambino gioca nel passeggino? "Guarda guarda che vivace...ha provato a portarlo in piscina? Rilassa, sa?" Il bambino non fa un cazzo di niente nel passeggino? "Uh! Mi sembra un po' pallido, dovrebbe mangiare carne rossa, se lo allatta". Poi, ti fanno una testa così per allattarlo al seno, facendo terrorismo psicologico sul latte artificiale. Ti dicono che l'allattamento naturale è quello migliore perché è sano e comodo, perché "la tetta c'è sempre" (come se dovessi fare una spedizione nel deserto). Ma quando ti fermi in un bar o su una panchina e tiri fuori tutto il tuo armamentario, passa sempre qualcuno che ti guarda scuotendo la testa, o nella peggiore delle ipotesi il cameriere ti chiede di andartene a casa tua, dove, a quel punto, gli prepari un bel biberon di latte in polvere. Insomma, ti fanno tante pressioni perché ti devi sposare a un'età ragionevole e devi riprodurti per dare un senso alla tua inutile vita e quando lo fai, non sei comunque all'altezza. Chiunque tu incontri per strada, maschio o femmina (ma soprattutto le femmine) ne saprà sempre più di te. In questo momento storico, in pratica, una donna non è all'altezza di fare un lavoro di responsabilità, ma nemmeno di crescere un figlio. Disastro su tutta la linea. E allora, forse, fanno bene le single, che, discriminazione per discriminazione, almeno vanno a divertirsi.
Uh amo quel tipo di donna, perché diciamolo nella maggior parte dei casi, quelle che ti vogliono insegnare ad essere una "brava madre", sono donne. Apprezzo in particolar modo quando i consigli arrivano da chi i figli non ce li ha, perché diciamolo per capire alcune cose bisogna veramente sorbirseli giorno e notte questi bambini. A occhio e croce direi che, 5 minuti in strada, non danno proprio idea dell'impegno e delle energie che richiedono.
RispondiEliminaIn ogni caso non c'è veramente speranza. Sono giunta alla conclusione che, evidentemente, queste persone hanno bisogno di creare una sorta di "competizione", evidentemente pensare che sarebbero in grado di gestire una situazione meglio di te li fa star bene.
Dico credo, perché devo fare proprio uno sforzo per capire il meccanismo,in generale a me di quello che fanno gli altri e di come vivono me ne importa veramente poco, a meno che non ledano palesemente i diritti degli altri.
Veramente non capisco che gusto ci sia a dire ad una madre: "Guardi penso che sua figlia pianga perché è l'ora della merenda" (giuro che mi è successo in un super quando la Cami aveva 6 mesi!). Ma che cavolo ne sai tu dell’ora della merenda di mia figlia!
La questione figli comunque è annosa: se non ne hai, tutti si sentono autorizzati ad interrogarsi sulla tua fertilità, se ne fai uno cominciano a chiedersi perché non ne fai un altro.
In tutti questi casi direi che sono sempre cavolacci del singolo, forse uno non ha voglia di avere figli, oppure può non aver voglia di sventolare ai 4 venti la propria infertilità, soprattutto se i figli vorrebbe averli, o ancora fatto uno può decidere che basta così.
Su questo argomento tutti, anche gli sconosciuti, si sentono autorizzato a domandare le cose più intime, qualche volta, fare come gli inglesi e parlare del tempo non sarebbe male.
Benny, io non sono madre ma posso dirti che pur essendo in età procreativa ogni tanto mi chiedo a quale tetta posso attaccarmi, e con quale forza un giorno offrirò la mia. Marta.
RispondiEliminaIn quanto creativa, la società sarà molto clemente con te, relegandoti nella categoria delle persone un po' strambe, da cui non si può pretendere nulla. Sarai una sorta di fenomeno da baraccone insomma, quindi non ti preoccupare.
RispondiEliminamentre ero incinta ero assediata da domande sulla mia gravidanza. Alla fine, a lavoro, cercavo di uscire dal mio ufficio nei momenti in cui sapevo che non avrei trovato molta gente; ovviamente non era sempre possibile sicchè mi esponevo tutta pronta col mio pacchetto di risposte preconfezionate come le merendine. In genere davo la risposta prima di sentire la domanda :"sono al Xmese, maschio, non abbiamo scelto il nome, sto bene, ahhh -sorriso di circostanza-ciao.Insomma mi ero convinta che la pancia fosse patrimonio della comunità. Di quella femminile. Tutte a darmi consigli sulle nausee (che non ho avuto) a verificiare quanto mi inquartassi, a scongiurare che non avessi un maschio (incapaci e indispononenti dal punto di vista scolastico) a parlarmi del parto, momento di grande protagonismo. Inutile dire che queste donne non interrogavano me ma se stesse pensando ai bei tempi andati. Loro.
RispondiEliminaE hai sentito le farfalle nella pancia? E le emorroidi? Piedi gonfi? Da che ginecologo vai? Hai già la cameretta pronta? E il passeggino? La culla? Hai scelto il pediatra? Tuo marito sarà felicissimo. Quando hai la scadenza? No, non del latte. Quando partorisci? Hai già visto come sarà la luna? Sesso solo a cucchiaio, eh, mi raccomando.
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