lunedì 21 gennaio 2013

Domanda


Ricevo e riporto integralmente.


Cara Benedetta, 

ti racconto questa storia oggi:

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_gennaio_16/uccide-padre-violento-cisterna-adotta-giovane-2113567195916.shtml

Lui è un ragazzo con problemi a scuola, non andava molto bene ma aveva appena chiesto un aiuto per provare ad impegnarsi per la promozione. Mio papà è il suo insegnante. Adesso non può finire la scuola perché è in prigione. Certo, la violenza non è MAI giustificata. MAI MAI MAI. E le conseguenze servono per imparare a vivere. Ma a chi toccava proteggere quella mamma dal marito violento? Perché nessuno ha fatto niente e ci ha dovuto pensare il figlio? 

Con tanta tanta stima

Ilaria


Qualche risposta?

5 commenti:

  1. Ma questa cittadina, questa comunità che solo ora è partecipe e vuole aiutare questa famiglia, dove stava PRIMA che tutto finisse in tragedia? dove era quando quella donna denunciava il marito violento? siamo come al solito il Paese delle lacrime da coccodrillo.

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  2. E' un tema molto complesso.
    E a rischio di generalizzazioni...
    Io mi chiedo se è giusto che un figlio debba difendere una madre, un adulto? E' difficile comprendere gli equilibri familiari dall'esterno.
    Non è possibile parlare di questa vicenda se non in modo ipotetico, perché ogni storia è a sé.
    Inoltre avendo lavorato con le famiglie adottive per un certo periodo, spesso esistono storie di lutti e dolore che non è sempre facile gestire ed elaborare serenamente.
    Quindi, no, non ci sono risposte.
    Magari accettare di non riuscire a capire..e partire da lì.

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  3. In effetti credo che la domanda sia un po' retorica. Di sicuro non dovrebbero essere i figli a dover proteggere i genitori. Non in una società ideale almeno. Che poi nella realtà molti bambini, bambine, ragazzi e ragazze siano eccessivamente responsabilizzati per compensare le lacune degli adulti, questo è un altro discorso. Basti pensare a quanti figli maggiori viene data delega di badare ai fratelli più piccoli, anche in assenza di un'oggettiva necessità. Ma anche questo è un altro discorso :)

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  4. Esatto Benedetta, intendevo un po' questo tra le righe.
    Senza fare il solito spocchioso psicologo che crocifigge i genitori, deresponsabilizzando la comunità dalle sue doverose responsabilità, indubbiamente c'è da chiedersi perché di nuovo la storia di un figlio che viene implicitamente coinvolto nei conflitti della coppia.
    La violenza chiama altra violenza e i bambini adottati necessitano di coppie genitoriali in grado di lavorare con il lutto, la frustrazione e i limiti procreativi. Invece talvolta si creano dei divari incredibili, dei rancori di cui non si può parlare..e alleanze tra i membri familiari devastanti.

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  5. Grazie Benedetta per aver pubblicato la mia email.

    Si la domanda era retorica. Non c'e' una risposta, ma fa rabbia vedere che una donna che subisce violenza dal marito non viene difesa dalla societa'. E fa ancora piu' rabbia che sia il figlio a difenderla... nel modo sbagliato. Perche' ribadisco, la violenza non e' mai una risposta.

    Stanno cercando di aiutare questo ragazzo in tutti i modi adesso ( http://www.ilmessaggero.it/latina/padre_ucciso_cristiano_cisterna/notizie/245533.shtml ). Anche se, io credo, l'aiuto piu' grande e' fargli assumere le responsabilita' di quello che ha fatto.

    Grazie per il vostro interesse.

    ilaria

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