giovedì 9 maggio 2013

Come essere felici a prescindere dai risultati




Un giorno, tra un'email e l'altra, trovo un invito curioso. Mi scrive Claudia, che si occupa di social media in Mondadori e in copia mette pure il responsabile social media in Mondadori. Roba seria, penso. Claudia mi dice che mercoledì 8 maggio avverrà una cosa pazzesca mai vista prima al mondo, e cioè il rilancio contemporaneo di tre, dico tre, periodici femminili di Mondadori. Mi dice che parlerà l'AD di Mondadori e poi le direttrici di Donna Moderna, Tu Style e Grazia e che verrà dato ampio spazio a una chiacchierata tra donne sul loro ruolo oggi, e che questa chiacchierata potrà poi proseguire durante il light lunch che verrà predisposto nello spazio eventi di Mondadori in Duomo.
Ora, a parte la mia indignazione per l'aggettivo "light" accostato a "lunch", la curiosità per cotanto evento mi ha spinta a rispondere immediatamente, tanto più che proprio quel giorno sarei stata già a Milano.
E così, carica dei miei consueti e sani pregiudizi, mi sono recata all'appuntamento, dove, come ha rilevato Valentina Maran "Sembra di stare dentro al 'Diavolo veste Prada' tutte col completo giusto". Tranne noi due, ovviamente, ma questo era scontato.
Vi dirò, essere seduta lì poteva anche essere un'esperienza professionalmente piacevole, se non fosse per il fatto che ero lì in quanto Benedetta Gargiulo di Donne in ritardo, e quindi in sostanza come la solita rompicoglioni, ruolo al quale non mi sono eticamente sentita di sottrarmi.
E allora eccolo il mio commento a questa operazione che nemmeno il terzo segreto di Fatima riesce ad eguagliare.
1) Presentano l'operazione nell'ordine: Ernesto Mauri, AD Mondadori, Carlo Mandelli, direttore generale periodici Italia, Angelo Sajeva, AD Mondadori pubblicità. Tre uomini in posizioni apicali che gestiscono il mondo dei più letti femminili italiani. Uomini. Tre. POI, arrivano le donne, le tre direttrici di Donna Moderna, Tu Style e Grazia. Quelle che stanno sul campo. Quelle che fanno splendere la casa così i mariti fanno bella figura con gli ospiti. Uh, che cattiva. Ma no, è solo per dire che c'è ancora un certo dislivello di genere tra una posizione e l'altra.
2) Non ho capito perché nella segmentazione di mercato, tra i periodici maschili è annoverato Panorama. Come dire: delle cose serie se ne occupano gli uomini. Che poi mi fa strano perché nella mia vita ho sicuramente letto più Panorama che Donna Moderna. Per dire.
3) Originalissima battuta sul trovarsi davanti a una platea da sogno e cioè a grande maggioranza di donne. E tutti giù a darsi di gomito. Non so, ma a me, se fossi davanti a una platea pubblica piena di uomini, non verrebbe proprio spontaneo dire "Wow! Ma che bello...è pieno di uomini!" Cioè, certo che magari un occhio ce lo butto, ma insomma, avrei la decenza di non farne un argomento di conversazione. Gli uomini invece lo fanno.

Ma siccome sono una persona intellettualmente onesta, devo darvi anche una buona notizia: le cose stanno veramente cambiando. Annalisa Monfreda, direttrice di Donna Moderna, viene presentata come una che "fa le cose che la rendono felice a prescindere dai risultati". Punta sull'ironia, ed è perfettamente consapevole della fatica che le donne fanno a "fare le cose che le rendono felici a prescindere dai risultati". Ha 34 anni, due figli e un approccio realistico alle tematiche femminili. Per quanto molto diversa da lei, anche Silvia Grilli, direttrice di Grazia, introduce la bella novità dell'informazione e dell'attualità accanto al corposo lato moda. Come se anche lei sentisse un po' strano che l'informazione venga data solo dai periodici "maschili" come Panorama. Nel numero di lancio di Grazia si parla anche di femminicidio, per esempio. Di famiglie allargate. Di politica.
Ho chiesto a entrambe se per questo rilancio avessero riflettuto esplicitamente sul modello culturale che volevano rappresentare. No, non ci hanno ragionato, ma è venuto evidentemente spontaneo impostare i contenuti dei loro giornali in linea con la realtà e non con gli stereotipi che tanto male hanno fatto alla nostra cultura. In effetti anche Marina Bigi di Tu Style ha impostato le offerte di moda comprendendo sempre anche la parte low cost, segno di una certa aderenza alla realtà.

Certo, poi fa un po' "unghie sulla lavagna" vedere l'inondazione di inserzioni di creme antiage, prodotti per la cura della casa, pillole dimagranti. Ma è anche bello poter notare finalmente questo contrasto.
E comunque alla fine il light lunch era light ma abbondante. Mica come il menù rosa di Trenitalia.


4 commenti:

  1. Credo che essere felici a prescindere dai risultati sia proprio quello che manca a noi donne. C'è sempre qualcuno che deve giudicare quello che facciamo e come lo facciamo e quando non c'è nessuno che lo fa, ci giudichiamo da sole, e non ci sentiamo mai abbastanza performanti, con i figli, con il lavoro, con gli uomini. Per quello ci affanniamo in continuazione a fare cose che non ci rendono felici, o ancora peggio crediamo che facendo bene le cose, lo saremo. È bello scoprire che nella moda e nella cultura ci siano donne che l'abbiano finalmente capito!
    Agata

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  2. :D ha, ha, ha! Con quel "menù rosa" ancora rido!!
    Che il cambiamento sia nell'aria mi pare evidente, che se ne rendano conto anche gli editori è probabilmente un inizio. Speriamo bene!

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  3. A mio avviso per essere felici occorre prima di tutto chiarire in concetto di felicità, cioè realizzare una volta per tutte che i soldi e il potere non servono al raggiungimento della felicità, ma soltanto a generare ulteriori bisogni, a loro volta interpretati come falsi traguardi per trovare la serenità. Per capire veramente come essere felici occorre accettare totalmente che la felicità dipende soltanto dall'essere amati, e per essere amati servono rapporti sereni e sinceri con gli altri.

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    1. Non vorrei sembrare banale, ma credo sia terribilmente vero: i soldi non fanno la felicità. Per essere felici occorre accontentarsi delle piccole cose che, a ben vedere, tanto piccole non sono. Solo che bisogna soffermarcisi un attimo a riflettere, per capirlo.

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