lunedì 18 aprile 2011

Lo zen e l'arte di cambiare una ruota

Quando sembra che tutto sia perduto, quando il malumore regna sovrano da quando hai aperto gli occhi la mattina, quando incontri tua madre che ti squadra dalla testa ai piedi con quel suo particolare sguardo di disappunto perché "quella maglia ti segna troppo" o perché forse "dovresti iniziare ad usare delle creme idratanti per il viso, che io alla tua età non ero mai così trascurata", ecco che arriva il deus ex machina che ti svolta la giornata: l'agente assicuratore.
Dovete sapere che negli ultimi anni ho iniziato a maturare una pericolosa dipendenza dalle polizze assicurative. Sarà per l'incipiente vecchiaia, ma serpeggia sempre di più in me un vago senso di insicurezza, tipo metti caso che esploda la caldaia, o che mio figlio investa qualcuno con la bicicletta, o che io muoia, o, semplicemente (e più probabilmente) che mi si acceleri il processo di graduale rincoglionimento da cui sono affetta già da anni. Che si fa? Eh, bisogna essere preparati. Mica si può lasciare sempre tutto al caso. E allora ho iniziato con una banale polizza vita: se muoio, i miei figli si fanno una bella vacanza intorno al mondo. Poi ho continuato con una polizza sulla salute: se mi viene un colpo, i miei figli mi pagano l'ospizio (altrimenti possono sempre lasciarmi morire e farsi una bella vacanza). Poi mi è venuto un rigurgito di orgoglio e ho pensato: "Ma che cavolo! Anche io me la voglio fare una bella vacanza". E quindi ho fatto la pensione integrativa. Non contenta, ci ho aggiunto un piano di risparmio per i bambini (nel caso volessero farsi una vacanza dopo i diciott'anni e io non fossi ancora morta) e una polizza medica, che non si sa mai. Mi sono fermata soltanto quando ho iniziato a considerare l'ipotesi di indebitarmi per "assicurare il mio futuro". Questa presa di coscienza è avvenuta appena un paio di mesi fa, ma si sa, il periodo di rehab è molto difficoltoso e pieno di insidie, per cui, ieri, quando mi ha telefonato un altro agente assicurativo, non ho potuto resistere e gli ho dato un appuntamento. Confesso di averlo fatto perché diceva di avere una proposta molto interessante per le donne. Chissà che bella proposta, ho pensato io senza alcun senso del pudore.
Insomma, oggi mi si presenta alla porta, con un depliant che si chiama "piùperlei". La premessa di questa soluzione assicurativa già la dice lunga: "Le donne, assorbite dagli impegni familiari e lavorativi, finiscono per trascurare sé stesse. Nel momento del bisogno scoprono di non poter contare su un'adeguata assistenza sanitaria e, in età matura, di non disporre di una pensione che consenta un consono stile di vita". Grazie per la ventata di ottimismo, che non migliora leggendo i dettagli. Ti dicono che le donne maturano una pensione di base più bassa rispetto agli uomini per colpa di una non bene identificata "discontinuità lavorativa" e "restrizioni di carriera" e che è il caso che queste donne pensino un po' alla loro salute. Quindi con un mix di pensione integrativa e di visite ginecologiche gratuite ("Pensi, c'è anche il PAP test e la mammografia!" esulta l'assicuratore, come se sapesse di cosa sta parlando), il pacchetto è fatto. A me veniva già da ridere.  E forse si vedeva, perché a quel punto il mio pusher di prodotti di sicurezza vuole fare l'affondo: "E sa, poi, per completare l'offerta, c'è anche l'assistenza automobilistica. Cioè per esempio, se le si buca una gomma, l'assicurazione le manda il gommista per cambiarla". Io, maliziosetta, siccome già avevo in mente di scrivere questo post e mi mancava il finale, gli chiedo se il gommista lo mandano anche agli uomini. "Eh eh eh, no! Agli uomini no...perché...senza offesa..."

2 commenti:

  1. Benny vuoi che scriva un post sul mio passato da assicuratrice? Quando chiudevo la porta e dicevo alla gente: il futuro non esiste. Il passato non torna più... meglio andare a bere una birra.

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