È molto bello andare in giro per il mondo a scoprire posti nuovi. Che banalità. Ma è così: quella sensazione di stupore per ogni piccola differenza che trovi, quando ti dici "Ah, ma da noi non è così" oppure "Ma guarda questi come vivono" o "Chissà cosa vorrà dire quella scritta", mentre stai entrando in un locale sadomaso. È tutta una scoperta, tutto un allertare i sensi per fare tue quante più cose, quanti più scenari possibili. Ovviamente, se fai un viaggio, che ne so, in Malawi, sai già che troverai un sacco di cose che non sei abituato a vedere, e partirai già pieno di aspettative sull'impatto che la diversità avrà su di te. Perché credo che sia questo il figo di un viaggio: confrontarti con qualcosa di diverso, dalla tua quotidianità, dalla tua cultura, dalle tue abitudini. A dire la verità la globalizzazione ha un po' annacquato il fascino dell'esotico. Anni fa un'amica mi ha portato un pouf dal Marocco e poi magari lo trovi pure nel negozio etnico sotto casa. Allora, tu sai che viene dal Marocco e quando lo guardi ti viene voglia di farti un narghilè, ma in senso assoluto quel pouf sta pure in casa di altri milioni di italiani che sopra ci mangiano la pizza. E poi, facendo la considerazione più tragica, ti viene sempre il dubbio che sotto quel pouf che ha attraversato diversi confini per campeggiare nel tuo salotto, ci sia alla fine scritto "Made in China". Che, voglio dire, va bene pure avere un prodotto cinese in casa, ma non con la mano di Fatima decorata sopra. Comunque non importa. Quello che volevo dire, è che ci sono anche viaggi che tu fai in paesi relativamente vicini e con culture molto simili alla tua. Per esempio in Europa, in Spagna. E allora lì non è che ti meravigli tanto. Cioè, è comunque un bellissimo viaggio, ma non hai lo choc che hai quando vai in India e le scimmie ti attraversano la strada.
Allora, lo scorso fine settimana sono andata a Valencia, appunto. La città era pulita, la metropolitana funzionava e puzzava molto meno di quelle di Milano o di Roma, i bar erano dotati di bagni, pagavi in euro e se volevi comprarti una maglia di Benetton, potevi farlo. Tutto in regola insomma. A parte il caffè. Ma quello è uno schifo ovunque, appena passato il confine italiano. E purtroppo, alla "broda" estera non sarà mai possibile abituarsi.
Eppure, in questa città che poteva tranquillamente essere italiana, per usi e costumi, ho provato un brivido come se fossi in Malawi. Una cosa che assolutamente non mi aspettavo. È iniziata prima con una sensazione, un presentimento. Qualcosa mi faceva strano, ma non capivo cosa. Sono stata più attenta e alla fine ho realizzato: nemmeno un cartellone pubblicitario con una donna nuda, o seminuda, o che ammiccava, o che lavava i pavimenti, o che facesse una cosa da tipica donna italiana, insomma. Del resto, le donne lì sono spagnole.
Ma poi pensate: una delle maggiori compagnie telefoniche, la Orange, pubblicizzava la sua nuova tariffa, la "tarifa Delfin" e come immagine sapete cosa c'era? Un delfino. Okay, adesso non fate troppo i sofisticati criticando la banalità della scelta. Cercate invece di apprezzare l'assenza di un corpo femminile in un annuncio di una compagnia telefonica. Ero così incredula che mi sono messa a fissare il poster cercando indizi scabrosi. Ho pensato: "Sicuro la donna sta sotto al delfino...No, starà sopra...No, sta dentro...No, in realtà il delfino ricorda in qualche modo due tette...No, il testo dirà: 'Non sono un delfino, in realtà sono una donna nuda'..." Ma niente, vi giuro: della donna non c'era traccia! Incredibile. Questi spagnoli riescono a pubblicizzare tariffe telefoniche senza testimonial, senza cosce e senza culi.
Ecco, adesso, se volete fare una vacanza che vi faccia veramente confrontare con la diversità, andate in Spagna. Non rimarrete delusi.
Hanno un organismo che controlla le creatività a priori e può bloccare le uscite se ritenute offensive per qualcuno. Insomma, uno IAP, ma che funziona davvero.
RispondiEliminaEcco perché il declino sì e la donna nuda no.
E comunque... Welcome back :-)
Anche io avevo notato le pubblicità di Valencia, passando per la città a fine luglio (viaggio in macchina Treviso-Tenerife). Ora sono residente canaria, e qui le pubblicità parlano di felicità, di stare bene con amici e famiglia. Decisamente, non c'è paragone con l'Italia!
RispondiEliminasantocielo! Ma questo è il post che ho scritto io a gennaio!!! http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/01/10/un-altro-mondo-e-possibile/
RispondiEliminapossibile che andiamo sempre negli stessi posti e abbiamo sempre le stesse impressioni???? :D
Paola, concordo sulla postilla al tuo post di gennaio: si tratta della Spagna! Cioè, quelli hanno avuto Franco fino agli anni Settanta. La Chiesa è sempre stata invasiva. Eppure...eppure è incredibile il passo avanti che hanno fatto. Forse merito di una classe politica che ha vent'anni meno della nostra? Dei film di Almodovar? Della voglia di cambiare delle donne? Degli uomini? Dei gay? Di uno IAP che funziona? Non lo so. Fatto sta che è veramente pazzesco.
RispondiEliminaForse perché mentre loro, negli anni '80, cominciavano la marcia di avvicinamento culturale all'Europa evoluta, noi cominciavamo l'inversione di marcia officiata dai "media" intrattenitori? Fino agli esiti esiziali dei decenni successivi? Mah, sì, veramente surreale.
RispondiEliminaSì, in Italia avrebbero detto: ma almeno mettici due tette a quel delfino!
RispondiEliminaMi è saltato all'occhio il nome Valencia, non appena ho aperto la pagina del blog. Io adoro Valencia. E' stata la prima città che ho visitato da sola a 22 anni, in cui ho potuto assaporare la libertà vera e la sicurezza. Ora mi viene in mente cosa mi impressionò 5 anni fa... Dopo una certa ora, di notte sbucano fuori i clochard con il loro cane, più o meno ubriachi, nel centro e nella zona pedonale, come zombi. Non sono riuscita a capire come mai, questo strato fenomeno... Poi ovviamente la mattina tutto pulito e splendente, niente più immondizia per le strade e ogni segno della baldoria della notte precedente cancellato! Elena
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