martedì 11 ottobre 2011

Quello sporco bagno dell'Autogrill

Signore e signori, buongiorno. Ho lasciato volutamente passare sotto silenzio il giorno del mio compleanno per non sentirmi obbligata al solito bilancio della vita. Bilancio che in genere faccio, appunto, quando compio gli anni e non a Capodanno, quando potrei essere sempre troppo ubriaca per farlo. Comunque andiamo avanti. Ho un anno in più e invecchio con dignità (anche perché mi sono iscritta a pilates, attività tipica di chi vuole combattere l'artrite e l'osteoporosi - tipo Madonna).
Ho fatto passare quindi un po' di giorni nel silenzio, ma friggevo per raccontarvi una cosa.
La scorsa settimana sono andata per lavoro a Reggio Emilia. E siccome era un momento di mio odio nei confronti dell'umanità intera, ho scelto di andarci in macchina e di evitare così qualsiasi contatto umano e disumano in treno. E, diciamocelo, ho scelto soprattutto di evitare Trenitalia con tutto ciò che si porta dietro. Ah che meraviglia. Se fatti sporadicamente, i viaggi in macchina sono una vera pratica zen. Senti la musica che vuoi, ti fermi quando ti pare, parli da sola facendo considerazioni profonde sul senso della vita (senza che nessuno ti contraddica), e quando hai bisogno di adrenalina ti immagini sfide all'ultimo chilometro con quel monovolume che ti ha superato due minuti prima. E poi c'è tutto l'universo dell'Autogrill. Un mondo veramente affascinante. Dove, non si sa perché, tutti si sentono in dovere di comprare un biglietto della Lotteria Italia, come se ci fosse la consapevolezza che tanto, nella nostra vita quotidiana del paesello, non si vince mai niente, mentre è nei luoghi casuali di passaggio che si annida la fortuna.
Mi sono fermata tipo a Bologna, per far benzina e bermi un caffè. Più tappa obbligata in bagno. Lo so, ho già affrontato in passato il tema del bagno. Che vi devo dire? Mi farò vedere da uno bravo. Però è li che ho notato una cosa fastidiosa. Come al solito, c'erano i soliti simboli (anche di simboli ho già parlato...aiuto!) che indicavano "uomini" da una parte e "donne" dall'altra. E in più, sulla porta delle donne c'era anche il simbolo della mamma che cambia il pannolino al figlio. E infatti poi entri e vedi che sul ripiano dei lavandini è poggiato un fasciatoio. Uau. Intanto facciamo progressi, perché non so da quanti anni gli Autogrill siano dotati di un tale servizio. Sicuramente quando da piccola viaggiavo con i miei genitori, mi cambiavano sul cofano della macchina. Un sollievo d'inverno e un inferno d'estate. Comunque, il fato ha voluto che proprio in quel momento scendesse ai piani bassi un padre con un neonato in braccio. E allora mi sono fermata a gustarmi la scena. Il padre si ferma. Guarda il simbolo della donna che cambia il figlio e subito assume un'espressione di inadeguatezza. Quel simbolo gli sta dicendo: "Ma sei rimbambito? Non lo sai che sono le mamme che devono cambiare i pannolini? Non penserai veramente di poterlo fare tu?" Con grande forza d'animo, vedo che prova a entrare nel bagno degli uomini e gettare uno sguardo impaurito, alla ricerca di un fasciatoio anche lì. Niente. Solo cumuli di carta bagnata sparsa ovunque (i bagni degli uomini sono sempre così, e non è uno stereotipo). Il bambino inizia a piangere. Il padre esce dal bagno dei maschi. Io sono tentata di aiutarlo, di prendere il fasciatoio e di portarlo momentaneamente nel suo bagno, ma mi fermo. La vogliamo finire di pensare sempre a tutto noi? E poi è giusto che la protesta provenga dai padri, in questo caso. Ha più valore. Con un certo disappunto, il padre risale le scale. "Ah! Adesso lo sentiamo". Penso io. Sicuro andrà a protestare con qualcuno dell'Autogrill. "Insomma, possibile che non ci sia un cazzo di fasciatoio nel bagno degli uomini? Costa 7 euro. Non è un grande investimento". Sì, io avrei detto così. Asciutta. Schietta. E invece no. Un minuto dopo, scende la madre, col bambino in braccio, ed entra nel bagno delle donne per cambiarlo.
Caporetto.
Disfatta su tutto il fronte.
Risalgo e vedo il padre con aria finalmente sollevata, che si beve il suo caffè.
"Datemi un biglietto della Lotteria, va..."

8 commenti:

  1. Quindi è una congiura. I maschietti si sono messi d'accordo per non avere i mezzi di fare qualcosa anche quando mostrano la loro buona volontà. Così salvano la faccia e le mani dalla pupù.

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  2. C'avrei scommesso che finiva così! Comunque auguri (in ritardo) e grazie: mi solleva molto sapere che non sono l'unica a concedermi lunghi monologhi solitari in automobile.

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  3. Mio marito, tra una risata e l'altra, dice che purtroppo anche non ci fosse stata una moglie al piano di sopra a risolvere la situazione, sarebbe stato il padre a sentirsi inadeguato.
    Sostiene che, ahinoi, nessun uomo sarebbe mai andato a protestare per un'ipotetica sbagliata impostazione da parte della struttura...(dice che i simboli parlano chiaro..)
    Lo uccido subito o lo faccio soffrire?

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  4. Posso essere spudoratamente politically incorrect: l'uomo è l'uomo. Poi, c'è un ammasso di umanità minore: donne, bambini e disabili. La strategia non è adottare un secondo fasciatoio nel bagno maschile. La strategia è metterlo solo là, che poi si sa che a casa il lavoro è solo di mamma.

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  5. Voto microclismi, sarebbe come le quote rosa. E comunque il fasciatoio è la pietra di paragone dell'evoluzione umana. L'inverno scorso un caro amico e collega in viaggio d'istruzione nel grande nord (Europa) ha postato su FB il simbolo apposto sulla porta delle toilettes maschili dell'aereoporto di Stoccolma, che raffigurava: "uomo", "uomo disabile", e "uomo che cambia infante al fasciatoio". Entusiasta della manifestazione di civiltà, confrontandola con la triste realtà italica, ho chiesto al collega di poter postare la foto per ogni dove. Non avendo mai visto niente di simile in Italia. Poi mi sono ricordata che nell'Ikea più vicina a casa mia, dove mi è capitato spesso di andare, l'icona fasciatoio compariva, effettivamente, ed io ero convinta, essendo in Italia, che fosse collocata nelle toillettes femminili. Solo ripensandoci, mi sono ricordata che talvolta in essa toilette vi transitavano non già donne, ma soltanto uomini: insomma, lo stereotipo allignava anche nella mia testa, ed io mi imbucavo nelle toilettes maschili attratta e garantita dell'icona fasciatoio.
    Per quanto riguarda i viaggi in auto sono i soli viaggi che concepisco come gratificanti e liberatori, ma è perché sono misantropa e anarcoindividualista. Epperò dovrò rinunciarci per un bel po', dato che tre settimane fa la mia auto è sparita, ahimé, e il suo satellitare tace per sempre. E ti dirò di più, penso proprio che le toilettes siano un altro indicatore di civiltà: farci caso è sacrosanto... tienici informate :D

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  6. Non solo nel grande Nord, ma anche nel grande Est:
    http://donneinritardo.blogspot.com/2010/10/lovely-nippon.html

    Comunque, finché ci saranno donne disposte a scendere di sotto (in basso) per risolvere le situazioni che gli uomini non vogliono risolvere, sarà sempre tutto un cesso.

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  7. Oggi a pranzo stavo parlando con un collega. Mi raccontava che all'università ha fatto 15 esami di economia e commercio, ma poi per vari motivi (impegni di lavoro, genitori da accudire etc...) non è riuscito a proseguire. Lavoriamo in un ente pubblico, lui al momento ha un contratto a tempo determinato, ma spera in un concorso per poter essere assunto a tempo indeterminato.
    - “dai, se riesci ad entrare a tempo indeterminato magari puoi completare gli esami che ti mancano”
    - “beh, ma gli orari sarebbero gli stessi, se non ho tempo ora, non ce l'avrò neanche dopo”
    - “ma puoi chiedere un part-time, anche solo per un periodo, giusto per finire e laurearti”
    - “il part-time??? a un uomo?? ma tu hai mai visto un uomo un part-time?”
    - “no, ma che c'entra, magari è perchè non lo chiedono, se tu lo chiedi....”
    - “eeeh magari! ma non me lo daranno mai! Alle donne si, ma ad un uomo no.”
    (nota: in un ente pubblico. Immaginate nel privato)
    e improvvisamente mi sono trovata a pensare che forse, in alcuni casi, la disparità non è a favore degli uomini. In pochi casi magari. Sarà che mi piace cercare punti di vista diversi e rovesci della medaglia, ma sono di piu gli uomini che cambiano i pannolini o le donne che sanno cambiare una ruota bucata dell'auto?

    Alice

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  8. Cara Alice, secondo me, ci sono poche donne che sanno cambiare una ruota bucata. Forse perché quando escono tardi dal lavoro e devono andare a recuperare i figli dai nonni e fare la spesa e cucinare la cena e lavare e cambiare i bambini, il tempo per imparare a cambiarla, quella ruota, davvero non c'è...
    In compenso, mi rallegra il fatto che sia in aumento anche il numero di uomini che non sanno nemmeno dove sta il cric.

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