lunedì 24 ottobre 2011

Il liofilizzato della discordia.

Una volta, tanto tanto tanto tanto tempo fa, si andava a fare la spesa nei negozietti sotto casa. Si andava dal verduraio, dove si scrutava la freschezza di una zucchina, l'odore di un melone, il colore di un rapanello. Poi si andava dal macellaio, esigendo la carne più fresca, stando là a disquisire due ore sul prezzo di una fettina di filetto. Poi era il turno del panettiere, del salumiere, del giornalaio, del pescivendolo, si portavano i pantaloni a fare l'orlo, le scarpe a risuolare, si passava in posta a mandare un vaglia a quella sorella lontana, si passava a far visita a una cugina appena diventata mamma, poi si tornava a casa, a preparare da mangiare per tutta la famiglia. Una volta, tanto tanto tanto tanto tempo fa, tutte queste cose le facevano le donne, sia che lavorassero, sia che stessero a casa.
Poi vennero i supermercati e i negozietti sotto casa chiusero o si trasformarono in lussuosissime boutique gastronomiche dove farsi preparare una cena 5 stelle Michelin per fare bella figura con gli ospiti. Le donne lavoravano sempre di più e avevano sempre meno tempo per fermarsi a contrattare col macellaio. E gli uomini iniziarono anche loro a riempire i carrelli. Poi i supermercati si ingrandirono, iniziarono a tenere aperto con orario non stop, poi anche la domenica, poi fino alle 10 di sera, poi tutta la notte, seguendo sempre più i tempi delle persone.
Poi vennero i take away e le consegne a domicilio, e così, non c'è stato più bisogno nemmeno di fare la spesa: una sera pizza, una cinese, una giapponese, una panino, e così via.
Poi, al sesto giorno vennero i surgelati. E i piatti liofilizzati. E atrofizzati. Ricette gustosissime, ridotte in polvere o in cubetti, da far rianimare in padella con un filo d'olio. O direttamente in microonde. La meraviglia della scienza e della tecnica. A volte, un surgelato ti salva la vita.
Ma in tutta questa breve cronistoria del mercato alimentare italiano, il dato più importante è che le persone che vanno a fare la spesa sono oggi di tutti i tipi. Resiste uno zoccolo duro di massaie (ormai ultrasettantenni) che va a fare la spesa "di precisione", poi c'è la massa dell'Italia che lavora e che si arrangia con il supermercato sotto casa o con l'ipermercato al sabato, buttando nel carrello cose a lunghissima conservazione e a brevissima cottura, e infine i nuovi paladini della cucina sana, che fanno la spesa con i gruppi di acquisto solidali, si organizzano con il contadino della campagna vicina (meglio se dotato di sito internet da cui fare l'ordine e pagamento con carta di credito). Poi c'è chi, come me, fa il consumatore trasversale e passa da un tour antropologico dei pochi negozietti superstiti, a una bulimica incetta di prodotti surgelati del supermercato, a un'attenta selezione di verdura e frutta del contadino. La nostra società è in rapido mutamento. Ci sono sempre meno soldi, meno tempo, più tecnologia, più stimoli, più soluzioni. Quello che  andava bene fino a dieci anni fa, oggi non va più. Le cose cambiano in fretta, le persone si muovono, non si affezionano più a nulla, i consumi si evolvono. Bla, bla, bla.

E in tutto questo è bello sapere che c'è un mondo dove tale evoluzione non esiste. Un mondo dove le donne continuano a cucinare, a fare la spesa, a cercare di compiacere il marito brontolone, a coccolare i figli pigroni. Questo è il mondo della pubblicità. Di certa pubblicità, almeno. Di questa, per esempio:




Attenzione mogli! Attenzione mamme! Ehi, noi pubblicitari ci siamo evoluti eh. Lo sappiamo che ormai non cucinate più niente di decente e che comprate solo surgelati e liofilizzati. Ecco allora, guardate qua: questi piatti gustosi vi faranno fare un'ottima figura. Quasi quasi sembrerete le donne di una volta e vostro marito, che si siede a tavola aspettando il tiggì e la cena, ve lo riconoscerà. E non vi picchierà più con la cinghia.


Insomma, non importa cosa si cucini, se la ricetta originale del ragù alla bolognese con lasagne fatte in casa oppure tagliatelle espanse con un procedimento chimico brevettato, l'importante è che cucini una donna. Cioè, una tipo me, che ho 36 anni e mi danno della signora quando entro nei negozi (vi rendete conto?). Io che oggi ero proprio al supermercato e in fila davanti a me c'erano 3, dico 3 uomini. Il "capofamiglia" col carrello pieno (reparto gastronomia, reparto macelleria, frutta, verdura, pasta, cartaigienica), il giovane salutista con un sacchetto di fagiolini e uno di kiwi (che pena) e lo studente universitario con il carrello pieno di sughi pronti e, appunto, surgelati e pasta liofilizzata. Ma nel mondo immobile della pubblicità, sarà sicuramente una donna a cucinare quei surgelati allo studente. Forse la coinquilina? La fidanzata studentessa di ingegneria? L'amica che lavora nel call center? O forse verrà direttamente la madre, che anche se il figlio studia fuori sede, come milioni di giovani italiani, riesce a recarsi ogni giorno all'ora di pranzo a casa sua per cucinargli un pranzo "come una volta".
Scusate, adesso devo andare, mi è venuta voglia di guardarmi una puntata dei Jefferson.

4 commenti:

  1. Ciao Benedetta, bel post!
    Sai che, appena ho visto questo spot (oltre a un attacco d'orticaria...), ho pensato a te?! Certo, l'intento è chiaramente "vintage" e, forse, i geni che l'hanno pensato intendevano far sorridere proprio con il richiamo a una figura femminile che non esiste (quasi) più; ma il risultato è di uno squallore infinito, almeno dal punto di vista delle donne. Sarebbe interessante conoscere le reazioni degli uomini. Chissà, magari qualcuno spera ancora di avere accanto una casalinga svampita e cotonata che, anche se non sa cucinare, è talmente scema da non pretendere la parità...

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  2. Sì sì, va bene, sorridiamo tutti. Ma potrebbero pure farci sorridere con scenette attuali, no?

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  3. Però, l'altro giorno cucinavo con la mia bambina di 7anni e le ho detto "guarda come faccio ora, cosi impari anche tu perché prima o poi cucinerai per il tuo fidanzato no?" (una scemenza,lo ammetto!) Prontissima risposta: "sì va be' , anche lui per me!"
    Questo in una famiglia dove cucina chi arriva prima a casa la sera...

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  4. Ciao Benedetta, volevo informarti che ho linkato questo tuo post sul mio blog:
    http://mammaebabbo.blogspot.com/2011/12/cara-fagiolina-ti-scrivo-anche-se-non.html
    Grazie!

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