lunedì 7 febbraio 2011

Dove tutto ha inizio

Sono su un ennesimo treno che mi porta a Milano, ma stavolta più per piacere che per dovere. Vado a presentare il libro di Marta Zacchigna "Milano da bare" e questo mi rasserena molto, sia perché l'autrice è una mia amica, sia perché mi dà l'occasione di vivere Trenitalia come una libera scelta e non come un'imposizione. Prima di partire ho fatto tappa in edicola, così da comprare qualche giornale da sfogliare distrattamente in faccia a tutti quelli che lavorano seduti davanti a me. Ovviamente all'edicola della stazione c'è sempre una fila mostruosa, per cui mi accodo religiosamente aspettando il mio turno. Ed ecco che il mio sguardo vaga tra le riviste esposte qua e là. Vedo gli album dei Barbapapà con i vari gadget allegati, vedo i giornali di caccia e di pesca accanto a quelli per gli amanti degli animali (il che mi pare abbastanza un controsenso), poi mi fermo intenerita sui periodici per teenagers. Avevo già fatto outing a suo tempo parlandovi delle mie letture adolescenziali all'uscita dalla chiesa (vedi: trattato su Cioè, nel post "Una bella gnocca sul calendario"), per cui capirete che per me, vedere esposti tutti i giornaletti che mi ricordano quanto ero felice e spensierata più di vent'anni fa, mi commuove come la fine del film di Forrest Gump. Noto subito che, accanto allo storico Cioè, sono fiorite negli anni decine di riviste parallele, segno che il segmento tira molto. Fra queste, compare Ragazze (o Ragazza, non ricordo bene), che in copertina ci offre un sunto di quello che troveremo all'interno: c'è l'immancabile test ("Arrossisci o fai arrossire?"), l'immancabile fenomeno da baraccone che non sa cantare, né ballare, né recitare, ma è tanto bello, gli immancabili articoli sulle difficili prove che la vita ci impone (sapersi fare i capelli, saper conquistare il compagno di banco, truccarsi in ascensore senza farsi scoprire dalla mamma) e, infine, un monito serio a tutte le lettrici, che parla di Sexting. Sembra davvero inquietante. Leggo le due righe sotto (la fila in edicola è ferma perché la vecchietta davanti sta pagando Cucina italiana in monete da un centesimo): "Attenzione, che le vostro foto osé sono a portata di tutti!" OMMIODDIO! Ma è terribile! - penso subito con un vago senso d'inquietudine - Adesso chi lo spiega a mio padre? E mia madre? Vorrà ancora rivolgermi la parola? E voi, assidui lettori di questo blog, avrete la stessa stima di me, se mai l'avete avuta, dopo aver visto le mie foto osé?
Per fortuna il mio delirio apocalittico dura pochi secondi. Quali foto? Le uniche in cui sono nuda risalgono a un paio di bagnetti che ho fatto ingenuamente nel 1975 e in cui ero troppo piccola per chiedere i diritti ai miei genitori. Sono stata costretta. Io non volevo (infatti nelle foto ero in lacrime). Mi tranquillizzo. Guardo di nuovo quella rivista. Sembra veramente un problema serio. E in effetti lo è, perché si dà per scontato che tutte le giovani lettrici di quella rivista abbiano delle foto osé. Cioè: è normale averne. E siccome è normale, allora ti mettono in guardia dai pericoli della loro diffusione. Allora mi domando, cari, vecchi, pudici, ingenui lettori, lo sapevate voi che le preadolescenti di oggi, appena hanno in mano un telefonino o una macchina fotografica digitale, la prima cosa che fanno è ritrarsi in pose osé? Io adesso lo so, e sono anche più consapevole di come, ad un certo punto, ci siamo ritrovati ad organizzare manifestazioni per la dignità della donna. La vecchietta esce dall'edicola, io compro "Repubblica", che a questo punto, mi sembra il sequel di "Ragazze".

6 commenti:

  1. un applauso a te: è la prima volta che sento quanlcuno, oltre a me, infastidito dagli articoli di cattivo gusto (anzi, i particolari di cattivo gusto) del quotidiano che acquisto, appunto, quotidianamente.
    al solito i media, tra quello che dicono e quello che non dicono, plasmano le adolescenti, e quelle di oggi sono francamente shockanti.
    (mi viene da pensare con tenerezza alle mie figlie, 4 e 5 anni, che quando ieri hanno saputo, da me, da dove escono i bambini, mi hanno detto "ma allora i neonati puzzano!")

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  2. Girando Youporn... ma anche Youtube e Facebook... girando internet insomma è strano non incappare in questa realtà. A dire il vero facevo questa riflessione con la mia ragazza qualche giorno fa girando per strada in macchina: non si capisce più la differenza fra una prostituta di professione e una ragazza che veste "normale" al giorno d'oggi. Si sono assottigliati molti valori e differenze sociali. I motivi sono tanti e complessi... ma, purtroppo, sì... è così: è normale avere foto osè da quel che vedo.

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  3. Potevi comprarlo sto giornale, chissà quante altre cose interessanti ci avresti raccontato...miss fourty

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  4. Bo, pure io mi ricordo che delle riviste da ragazze che leggevo io (una sola, anzi, la mitica 100 cose prima maniera, poi snaturatasi quando ne hanno fatto 100 cose Energy, e poi mi fregavo il Cosmopolitan di mia madre) si presupponevano tante cose nella vita: che avessi chili di soldi per comprarmi vestiti e trucchi, che avessi da scegliere tra vari fidanzati e non ne avevo uno, che persino io potevo finire a Milano a fare la copy da Pirella e Gottsche e bere aperitivi sui Navigli. E sapevo tutto sui metodi di contraccezione emntre adesso vorrei sapere tutto su quelli di concepimento quando si è in due ad abbioccarsi alle 21 sul laptop a letto.

    Invece abitavo a Tortoreto e portavo i vestiti smessi delle zie.

    Per dire che se bisogna fare un aticolo tocca presupporre parecchie cose senza star lì a tirarla per le lunghe, o alla fine restano solo le pubblicità, le lettere e il colofon, nelle riviste così.

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  5. Per dire, ma voi veramente ne avete di foto osé?

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  6. Mammamsterdam, non leggevo 100 cose, ma evidentemente l'immagine del copy che beve aperitivi sui Navigli ha influenzato anche me. Probabilmente per farlo dovevamo avere queste benedette foto: è l'unica spiegazione che mi do.
    Comunque lo comprerò alla fine, quel giornale. Perché ho la sensazione di essere rimasta indietro di secoli. Se Repubblica oggi è l'evoluzione di Cioè, cosa sarà Repubblica tra trent'anni?

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