martedì 8 febbraio 2011

Sull'ossitocina e altre amenità

Stavo per andare a letto, ma poi la mia vita sociale virtuale mi ha fatto rimandare. Su facebook una mia amica segnala un articolo del Corriere che dice: "Per le donne un pranzo con le amiche è meglio di una notte di passione". Capite anche voi che non posso andare a dormire rimandando il commento su questo blog. Anche perché, poche ore prima, proprio con questa mia amica abbiamo deciso di andare a pranzo fuori la prossima domenica, dopo la manifestazione per la dignità delle donne. Quindi mi sento coinvolta in prima persona, in questa torbida storia di donne, pranzi e notti di passione. Ovviamente lei ironizza, commentando: "Adesso non esageriamo". In effetti l'articolo pare un po' sopra le righe, ma come al solito ti portano a testimonianza tutta una serie di ricerche scientifiche e di esperti internazionali che affermano proprio questo: le donne preferiscono le amiche al sesso. E non si parla di sesso scadente, eh, ma di quello normale, mediamente soddisfacente. Tanto che ti dicono che durante un pranzo con le amiche, le donne producono lo stesso ormone che viene prodotto con l'orgasmo: l'ossitocina. Che poi è lo stesso che si produce anche durante il parto, ma sul fatto che le donne preferiscano un pranzo con le amiche alle doglie, credo siamo tutti d'accordo, anche senza dimostrazioni scientifiche.
Comunque la ricerca ci dice questo: con le amiche produci ossitocina, con l'orgasmo produci ossitocina. A questo punto è evidente che le due cose sono sullo stesso piano. E invece no, perché sembra che sempre più donne preferiscano essere single e non rinunciare alle proprie amicizie, perché nelle relazioni con gli uomini si sentono più sotto pressione. Insomma, ossitocina per ossitocina, è meglio quella senza controindicazioni. Ci sarebbe in realtà da specificare la natura della relazione sessuale a cui si rinuncia, perché l'approccio della giornalista (e dei ricercatori?) è abbastanza tradizionalista: si dà per scontato che il sesso sia possibile solo all'interno di una relazione stabile, per cui alla fine la scelta è tra essere single o essere in coppia. Non ve lo devo spiegare io, ma è chiaro che in mezzo a questi due estremi ci sono tutta una serie di altre possibilità che a questo punto sarei curiosa di capire come vengono interpretate da questa ricerca. Per esempio la mia amica è single. E infatti ha giudicato esagerato questo articolo. Probabilmente, se la prossima domenica alla manifestazione per le donne incontrasse un uomo attraente che le proponesse un pomeriggio di passione, io e le altre saremmo destinate a pranzare da sole. Quindi non è solo una questione di ossitocina, mi pare. Cioè, se le dicessi: "Dai, resta con noi, ti garantiamo lo stesso apporto ormonale che avresti con quel tipo lì" non avrei nessuna speranza. Garantito. Ecco, abbiamo appena dimostrato che non sempre le donne preferiscono le amiche alla notte (o al pomeriggio) di passione. Certo, la mia non è una dimostrazione scientifica, ma a volte il buon senso può fare miracoli. Credo che la questione sia invece un'altra, ma che ha meno a che fare con l'ossitocina. Sull'evidente tendenza che hanno le giovani donne a preferire la singletudine alla vita di coppia, mi interrogherei con ben più di una ricerca. Sicuramente ci saranno motivazioni sociologiche, psicologiche, antropologiche, economiche e tutto quello che finisce in "che". Ma forse, pure questa famosa svalutazione e mancanza di rispetto per le donne non è che ti faccia venire tutta sta voglia di accoppiarti (in senso relazionale). Forse qualcuna si domanda chi glielo fa fare di rivivere in casa tutto quello che già vive fuori o sul posto di lavoro. Okay, questa sembra tanto una provocazione, e forse lo è. Ma insomma, qualcuno glielo dica ai ricercatori che per le donne mica è facile vivere con gli uomini.

17 commenti:

  1. Io avrei una terza ipotesi che spiega la questione.
    I ricercatori sono degli accumulatori di "2 di picche", quindi la scusa che hanno sentito più spesso è "devo pranzare con un'amica".
    Che dici? ci sta.... ;-)

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  2. Se vedessi la nostra di coppia ti rimangeresti tutto...

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  3. Andrea, ne sono certa. Evidentemente tu non fai il ricercatore :)

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  4. Io piuttosto mi domando chi finanzia certe ricerche...

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  5. Anch'io, ma mi vengono solo battute facili.

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  6. Non hanno tutti i torti quando con il ddl della Gelmini vogliono levare soldi a certi imbecilli... sono contrario a quel ddl e al modo in cui fanno le cose ma il concetto di quel punto non è stupido.

    Comunque, Benedetta, nel commento di prima mi riferivo alla tua chiusura del post: "Forse qualcuna si domanda chi glielo fa fare di rivivere in casa tutto quello che già vive fuori o sul posto di lavoro. Okay, questa sembra tanto una provocazione, e forse lo è. Ma insomma, qualcuno glielo dica ai ricercatori che per le donne mica è facile vivere con gli uomini."
    Non perchè non sia difficile vivere anche con me ma non per quello che intendi tu. Da noi gli stereotipi sono rovesciati: io vivo a casa tutto quello che la donna italiana subisce tutti i giorni fuori di casa!

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  7. Ma non è vero Cusatiiiii tutte lamentele!

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  8. Vedi Elena? Gli uomini non ci mettono niente a protestare. Siamo noi donne che ci abbiamo messo 4.000 anni e ancora non siamo convinte :)
    Brava, continua così :)

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  9. Cara Benedetta,
    leggo spesso il tuo blog e mi sono spesso trovata in linea con le tue visioni, commentando come "anonima". Oggi mi sento di scendere in campo con il mio nome perche' questo tuo pezzo mette in luce chiaramente i motivi per cui ho deciso di svolgere la mia professione all'estero. Qui si parla spesso della discriminazione sofferta dalle donne in Italia..ma anche la ricerca e la professione di ricercatore vive lo stesso triste trattamento.
    1. I media italiani non sanno riportare notizie scientifiche con accuratezza, ma solamente sanno creare sensazione. Usando terminologie errate, creando e ingigantendo stereotipi (vedi il ricercatore sfigato e la scienza ceatrice di mostri e di OGM...cosa saranno mai!). Questo induce il secondo problema che segue.
    2. La popolazione italiana non conosce la scienza, a scuola si insegna poco. Al popolo non interessa. Se dico che faccio il ricercatore in italia, la gente pensa "poverina, stipendio da fame e ..." e basta perche' questo e' quello che sanno del nostro mondo.
    3. Il governo non finanzia la ricerca. Si' forse la Gelmini ha colto un punto giusto. La ricerca in Italia non va. Saranno tutti "imbecilli", come dice Andrea C. oppure il problema sara' un altro?
    Invece di tagliare i fondi e spostarli al fondo personale "festini" di berlusconi perche' non seguire le linee guida degli altri paesi europei? Perche' non valutare ogni 5 anni i gruppi di ricerca (specialmente nelle universita') e tagliare i fondi qualora non si raggiungano dei requisiti fondamentali (pubblicazioni ad alto impact factor, fondi ottenuti per la propria ricerca ecc). Questo e' il punto: non sperperare i soldi ma concentrarli nelle mani giuste. Far sparire i professori baroni che non producono nulla e assumono i figli e nipoti di amici senza essere mai valutati da nessuno.

    Inoltre aggiungo, qui negli stati uniti, paese dove svologo la mia ricerca per sfuggire alle discriminazioni del mio paese (sessuale ma anche professionale a questo punto) la gente per strada mi ringrazia appena sa che lavoro faccio. I ricercatori hanno una dignita' come le altre professioni, hanno degli stipendi e sono valutati ogni giorno. Se non sei bravo sei fuori, ma non hai bisogno di essere figlio di nessuno per raggiungere una posizione.

    E con questo vi saluto, magari ho frainteso le vostre battute tra amici ma le vistre battute hanno anche messo in luce un problema generale del nostro paese.
    Francesca Morgera

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  10. Cara Benedetta, ecco alcuni commenti / spunti.

    a. Da quello che leggo sul Corriere, la dottoressa inglese dice che una sera con le amiche e un orgasmo hanno come risultato il rilascio degli stessi ormoni. Idem dopo una qualsiasi attivita' sportiva.
    I presunti corollari sul fatto che le donne preferiscano una cosa o l'altra sono fantasie dei giornalisti per rendere la notizia piu' accattivante per gli ignoranti (non inteso in senso spregiativo). Quindi concordo che la questione necessiti di ricerche sociologiche ben piu' approfondite e, aggiungo io, di articoli divulgativi piu' esaustivi, scritti da persone competenti.

    b. Trovo offensivo (nel blog e nella societa' italiana in generale) lo sprezzo e l'ignoranza nei confronti del lavoro dei ricercatori.
    Se non ci fossero, le donne non avrebbero la possibilita' di scegliere di assumere la pillola, vedi emancipazione...(giusto per citare un tema caro a questo blog) e un milione di altre cose.

    c. Molti non hanno idea dell'impatto di -certe ricerche- sullo studio di come funziona il cervello e su come curare/alleviare disturbi psichici, depressione, malattie neuro-degenerative.

    d. I 2 di picche non dipendono dalla professione, per fortuna.

    e. l'Italia è affetta da una cronica mancanza di etica, del lavoro in particolare.

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  11. Grazie Francesca per la tua precisazione. Non hai frainteso le battute. Abbiamo proprio detto così. Mi dispiace che tu ti sia sentita offesa. Del resto, mi capita anche di fare battute sulle donne al volante, eppure scrivo su questo blog. Scherzi a parte, mi è capitato altre due volte su Donne in ritardo di fare dei riferimenti ai ricercatori, e in entrambi i casi ho ricordato come sia quasi obbligatoria l'emigrazione per il riconoscimento della loro dignità professionale. Fra l'altro, oltre a te, altri due amici e lettori di questo blog sono ricercatori: uno in Germania, uno negli Stati Uniti. Superfluo raccontare la mia stima per loro e per il loro lavoro. Tutto questo, ripeto, scherzi a parte.
    Quanto al post, ciò che si evidenzia è il risultato di una ricerca che ci dice che uscire con le amiche ci fa produrre ossitocina come in un rapporto sessuale. Tutto quello che viene dopo è interpretazione (della giornalista, della sessuologa, nostra). E infatti mi domando se veramente il numero crescente di single donne dipenda dalla questione ormonale. Questo può essere uno dei casi di cui parli tu, in cui il giornalismo fa solo del sensazionalismo. Oppure i ricercatori, o meglio, chi ha voluto questa ricerca, era un imbecille, categoria trasversale in tutte le professioni.

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  12. In effetti quando oggi ti ho detto che domani pranzo con i miei genitori mentivo. miss r

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  13. Miss r, poi ci racconti i particolari, che a noi donne piacciono i pettegolezzi.

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  14. E' fantastico che la gente in America sia riconoscente nei confronti dei ricercatori, qua invece la maggior parte delle categorie professionali (ricercatori, insegnanti, magistrati e ci metto anche la mia, assistenti sociali) viene denigrata, mal pagata, lasciata appositamente nella precarietà. E nonostante tutto ci continuiamo a fare il mazzo per il prossimo, siamo proprio scemi...

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  15. Scusa, Andrea D'Ambrogio, ma il tuo commento era finito nello spam. L'ho riabilitato adesso.
    Credo di averti inconsapevolmente risposto, rispondendo anche a Francesca Morgera (ma vi siete messi d'accordo?). E' giusto sollevare questioni di dignità professionale. Del resto, come ci dice l'ultimo commento, è lunga la lista dei mestieri svalutati in Italia. Adesso, sicuramente, qualcuno che fa il giornalista, avrà da dire la sua. Che i giornalisti hanno fatto la storia dell'informazione. Che molti sono morti per scoprire la verità. E che sono sottopagati e picchiati per strada. Tutto verissimo.
    Però insomma, alla fine io leggo articoli che mi parlano dell'ossitocina che producono le donne durante il pranzo. Mi concedete almeno un po' d'ironia?

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  16. Cara Benedetta, tutta l'ironia che vuoi! Forse è l'ultimo mezzo che abbiamo per contrastare le brutture dell'Italia e rimanere allegri.
    Ed effettivamente sì, io e Francesca ci siamo messi d'accordo. ;)

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