lunedì 7 marzo 2011

La semplicità dell'uomo. Terza parte: nudità

Concludo la trilogia sulla semplicità dell'uomo, rendendovi partecipi di un'altra riflessione molto profonda: rispetto alla donna, l'uomo vive in maniera molto più serena il suo corpo nudo. Ovviamente non prenderò in considerazione le ultime tendenze che vedono uomini ossessionati dal pelo in eccesso, dall'addominale scolpito, dalla pelle liscia come il culo di un bambino, del colorito "spiaggia della Sardegna anche a gennaio". No, perché credo (spero) che si tratti ancora di una minoranza. La maggioranza invece, continua a esibire con candore e a volte con orgoglio le tre P: panza, pelo e puzza.
Iniziano già da piccoli gli uomini, messi uno accanto all'altro davanti ai loro orinatoi alle scuole elementari. Avete presente come sono fatti gli orinatoi, vero? Ecco, personalmente una delle principali ragioni di felicità per essere nata donna, me l'hanno data proprio gli orinatoi. Mi sono sempre chiesta come facciano gli uomini ad espletare le loro funzioni chiacchierando col vicino di pisello. Qualche settimana fa sono andata da un cliente col mio socio, e dopo la riunione lui e il cliente sono andati in bagno. Così, fraternamente. E quando sono usciti sembravano molto più in sintonia. In pratica una pipì giova agli affari molto di più di due ore di riunione. Ho provato ad immaginare di fare la stessa cosa, di sedermi su un wc accanto a una cliente e discutere dell'arredamento del bagno, o dell'ultima campagna pubblicitaria, ma non ho potuto fare a meno di rabbrividire. Per gli uomini è diverso. Si sentono più liberi, più in contatto con la loro parte animale. Sono più sereni. A volte una donna si sente a disagio anche solo se nel bagno accanto al suo c'è un'altra persona. "Oddio, non mi avrà mica visto qualcuno entrare?"
"Naturalia non sunt turpia". "Le cose naturali non sono vergognose" mi ripete spesso mio padre. E non a caso me lo ripete lui e non mia madre. Confesso che negli anni ho lavorato molto su me stessa per abbattere il muro dell'ingiustificata pudicizia. Ferme restando le basi del decoro, tipo emanare un odore gradevole, depilarsi e non indossare nulla che possa provocare ilarità, posso dire di aver acquisito una soddisfacente serenità. Che fa rima con semplicità. Insomma, quando vado al mare non mi sento a disagio per la cellulite, esattamente come gli uomini che passeggiano sulla spiaggia non si sentono a disagio per la loro schiena rigogliosa. E poi, facendo della filosofia spicciola, trovo anche poetico questo atteggiamento maschile: siamo tutti uguali nelle nostre nudità. Ci ricordiamo che siamo esseri umani e non macchine della perfezione. Però è dura.
È dura uscire da secoli in cui la donna è sempre stata coperta in tutte le maniere. Ho delle foto (ma le avrete anche voi) in cui le mie antenate facevano il bagno vestite. E non perché erano ubriache dopo una festa di laurea. E ancora oggi, in molti paesi, la donna viene premurosamente coperta. Chissà perché poi, visto che il corpo femminile è sempre stato celebrato come la quintessenza della bellezza. L'unica deroga a queste abitudini è nel commercio. Se devi vendere qualcosa, è meglio che ti presenti con una donna nuda. Ma non voglio fare polemiche, che oggi è lunedì ed è già abbastanza difficile così.

4 commenti:

  1. Voglio solo suggellare la prima parte del post con il famoso proverbio "Chi non piscia in compagnia o è un ladro o una spia." Credo che nessuno di noi, sentendolo, si immagini una combriccola di donne che fa a gara su chi ha il getto più lungo...

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  2. No, infatti: siamo escluse anche dai proverbi.

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  3. leggevo un libricino sul nudismo (devo scriverci un articolo, non è che l'ho preso a prestito in biblioteca per vedere anch'io qualche pisello), e la filosofia pacifista (corpo nudo=inerme), naturalista, no logo, anticonsumista mi ha convinto tantissimo. In teoria. perchè in pratica non mi ci vedrai mai. non che me ne vanto, ma tant'è.

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  4. Nel 2005 sono stata con il mio compagno in un campeggio nudista. Non l'avevo programmato, ma quando siamo arrivati lì, la spiaggia era così incantevole che era impossibile andare via. Non avevamo una filosofia pacifista, naturalista, no logo, anticonsumista, ma semplicemente quella del "perché no?". A parte l'ustione di terzo grado sul sedere, devo dire che l'esperienza è stata molto liberatoria, e, fra l'altro, anche molto paritaria: è stato l'unico posto dove le donne non venivano guardate con concupiscenza. O almeno, a me è sembrato così.

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