venerdì 22 ottobre 2010

Le mie nuove amiche




Chi mi conosce sa che sono una noiosissima abitudinaria. Pigra. Metodica. Con quel genere di ossessione che ti porta a mettere le cose sempre nello stesso posto, allineate con lo spigolo del tavolo. Faccio un lavoro creativo giusto per compensare. Ho la stessa cerchia di amicizie da mille anni. La mia migliore amica me la porto dietro dalla prima media. Purtroppo non mi è stato possibile fare la stessa cosa con il mio primo amore. Non per scelta mia ovviamente. Nel mio regno dell'ordine però, c'è sempre spazio per qualche sporadica new entry. E in questo caso si tratta di un esiguo gruppetto di donne, più o meno mie coetanee (mi illudo di questo, perché in realtà io sono la più vecchia), accomunate esclusivamente dal percorso formativo. Abbiamo frequentato la stessa scuola di comunicazione a Milano, seppur in tempi diversi e scegliendo master diversi. Poi, per i motivi più svariati, ci siamo ritrovate tutte a Trieste. Chi per amore, chi per follia, chi per necessità, chi per lavoro e chi, come me, per inseguire il sogno della qualità di vita (e andarmene il prima possibile da Milano). Sono donne che conducono vite anche molto diverse tra loro, che affrontano problematiche diverse, hanno obiettivi diversi e, soprattutto, caratteri diversi. Ce ne sarebbe a sufficienza per sollevare la questione che le donne non riescono a essere solidali tra loro, che si isolano, che spettegolano le une contro le altre, che non sanno fare squadra. Eppure sono lì: cinque donne che hanno in comune solo il settore professionale, ma che hanno voglia di incontrarsi, di fare progetti insieme, di aiutarsi a vicenda. Non solo per parlare di uomini, non solo per confrontarsi su doppie punte e cellulite, non solo per scambiarsi consigli sulla dieta e sullo shopping (anzi, non ricordo di aver discusso con loro di nessuno di questi argomenti). Solidarietà è l'unica parola che mi viene in mente per descrivere questi legami. In barba al tanto ostentato cameratismo degli uomini, che secondo il luogo comune, pare siano gli unici in grado di incontrarsi per fare squadra.
Ecco, questa sera una di queste donne ha presentato il suo libro Milano da bare. Un racconto ironico e disincantato sui deliri della vita quotidiana della capitale morale d'Italia. Io ero là. C'eravamo tutte. E c'erano anche le persone che abbiamo invitato noi, per dare una mano all'autrice. Senza invidia femminile, senza competizione. E guarda un po', c'era un sacco di gente. E a me ha fatto molto piacere vedere a quali risultati può portare il legame della solidarietà. Una solidarietà che però non nasce solo dall'appartenenza allo stesso genere, ma dal riconoscimento delle reali competenze e capacità di ognuna. L'autrice del libro è realmente brava e il libro è realmente bello. Insomma, incredibile a dirsi, ma noi donne siamo addirittura in grado di provare stima per la professionalità di altre donne, e non soltanto per quella degli uomini.
Questa sì che è una notizia da far circolare sui giornali.


9 commenti:

  1. wow... finalmente un blog che promette post interessanti, non i soliti! aspetto il week end, in cui ho più tempo libero, x leggere tutto ma proprio tutto! ciao, emi!

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  2. Benny!! Per una volta un tuo post mi ha fatto commuovere...(ah, io sono quella che si è trasferita per follia, vero? ;-)

    Hai già detto tutto tu: mi sento solo di aggiungere che a volte, forse, siamo "in ritardo" proprio per la competizione tra di noi...invece di sostenerci e fare "massa critica", ci indeboliamo con le meschinità.
    Quando questo non avviene (e, per fortuna, spesso) riusciamo a dimostrare quanto sia preziosa l'amicizia tra donne. Penso a quella complicità che, ad esempio, c'era ieri sera, a quella naturale voglia di fare progetti per rincontrasi nuovamente. All'empatia che si genera magicamente, una volta costituito il "quartetto amicale".
    Ovviamente seguiremo i successoni della nostra mitica Marta e....magari la prossima sarai tu :-)

    Bacione

    Chiara

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  3. Ottimo post, mi piace soprattutto perché io faccio davvero fatica a trovare solidarietà femminile (sono un ragazzo ma tra università e cose varie ho parecchie amicizie femminili), all'università ci sono gruppi ristrettissimi che praticmanete sono in costante competizione tra loro quando poi in realtà non capiscono che siamo tutti sulla stessa barca.

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  4. Però c'è sempre uno scotto da pagare e così questa solidarietà femminile sta subendo la punizione degli dèi senegalesi: il bracciale di Mario non funziona.

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  5. E Vivi, pure tu....dagli tempo, no?

    :-)

    Forse era meglio l'altro bracciale, quello di finta pelle umana....35 eurini. n'affare.

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  6. No, io speravo di arrivare in ufficio stamattina cantando "It's raining men, alleluja!"

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  7. Grazie Emi e Saint Andres. Ma con le vostre aspettative mi fate venire l'ansia da prestazione. Almeno questa lasciamola solo agli uomini :)

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  8. adesso provo a postare e memorizzare.

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  9. Mi sembra che funzioni... Io tra tutte sono la meno smanettona, e la prima volta che ho sentito parlare di blog pensavo che fosse un'altro fluido che uccide... e l'altra volta che ho postato un commento non mi si è memorizzato a causa della mia paura dei menu a tendina che da sempre mi inquietano... l'affetto che ho per Benedetta e la ferrea necessità di comunicarle il mio pensiero mi ha permesso di superare i miei limiti di ignoranza informatica e di postare ora questo mio commento. Ecco a voi un esempio concreto e tangibile di autentica complicità femminile, perché per un uomo, non l'avrei fatto. Marta.

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