Non so se l’avete notato, ma in questo blog sono stati accuratamente evitati temi “worldwide”. Non mi sono mai spinta oltre i confini del mondo cosiddetto Occidentale. Non ho mai parlato di burqa (se non per similitudini nell’operazione Frecciarosa di Trenitalia), non ho mai esplorato territori socio-culturali diversi dal nostro. Ho trattato con una certa reticenza anche il tema della donna in pubblicità. Non ho mai parlato di Chiesa e fedi varie. Tutto questo perché troppo facile. Perché poi si aprono discussioni che vanno oltre i ragionamenti obiettivi, perché poi si rischia di cadere nelle banalità. Mi interessava invece minare il sistema dall’interno. Beh, almeno tentare di farlo. Mi interessava alzare l’attenzione su comportamenti e consuetudini a cui ci siamo ormai tutti assuefatti. Volevo mettere in discussione alcune ovvietà, che ovvie non devono essere.
Ho avuto spesso la tentazione di divagare. Di parlare di Sakineh, di Suu, di Islam, di Ratzinger e di tutto ciò per cui mi indigno quotidianamente. Ma ho resistito con un rigore di cui mi sorprendo io stessa. Però adesso basta. Almeno oggi, sento la necessità di svaccare.
Oggi una cosa la devo proprio dire. Sarà perché torno da Roma e la città dei Papi mi ha ispirata. Sarà perché sono stanca. Sarà perché in questi giorni non si fa altro che parlare del libro di Benedetto XVI. Sarà. Fatto sta che c’è stata una cosa che mi è suonata davvero strana. Cerco di tenere per me le considerazioni sulla posizione della Chiesa su omosessualità, sessualità e tutto ciò che riguarda la nostra vita quotidiana, ma in questo libro, nato da un’intervista al nostro Papa, che porta un titolo che tanto mi ricorda il Manuale del guerriero della luce di Coehlo, sono stati fatti dei ragionamenti pericolosi. Mi riferisco alla tanto osannata apertura della Chiesa sull’uso dei preservativi. Un’apertura che forse è stata un po’ troppo amplificata dall’Onu e dai media, perché, di fatto, la lotta alla contraccezione rimane uno dei punti fermi di chi amministra la nostra fede in Dio. Comunque, leggendo qualsiasi giornale, si apprende che per Benedetto XVI possono esistere delle eccezioni alla regola. Qualcuno il preservativo è meglio che lo usi, con tanto di benedizione. E chi è che lo deve usare? La prostituta. Ecco, occupandomi di comunicazione, certe sfumature del linguaggio mi saltano subito all’occhio. Il linguaggio e le parole possono avere un potere immenso. Con le parole si cambia spesso il corso della storia. Non sto esagerando. Le parole hanno il potere di mantenere lo status quo o di rivoluzionarlo. Bisogna usarle con coscienza. I politici ormai lo sanno. “Il Presidente operaio”, che a tutti è sembrata una cazzata colossale, è stata un’espressione che ha influenzato le decisioni di voto. Molto più che il denaro speso per finanziare quella campagna elettorale. Molte crisi internazionali sono nate da un uso strumentale delle parole. “Dire” una cosa sbagliata ha spesso conseguenze maggiori del “fare” una cosa sbagliata. E bisogna stare attenti. Non dobbiamo lasciarci influenzare. E allora, tutti i giornali che salutano con entusiasmo le parole di apertura del Papa, ci rimandano un messaggio che porta con sé un errore di fondo, e più si diffonde questo messaggio, più questo errore acquista legittimità. Non ci si fa caso, lo si accetta, perché siamo tutti concentrati sul senso generale della notizia. Questo errore mi salta all’occhio perché è la classica tarma con cui ho aperto i primi post di questo blog. Quasi non si vede, ma è una tarma, e quindi va uccisa. Qual è questo errore? Beh, ve la metto così: avete mai visto una prostituta indossare un preservativo? Cioè, fisicamente. Come fa? Voglio dire, esistono decine di metodi contraccettivi diversi, la maggior parte dei quali sono a carico delle donne, tanto per cambiare, sottintendendo che l’uomo non è responsabile di eventuali gravidanze. L’unico contraccettivo in tutto e per tutto maschile (se togliamo quei patetici esperimenti delle iniezioni o dei cerotti) è proprio il preservativo. Non c’è niente da fare. E mi viene quindi spontaneo chiedermi perché il Papa abbia scelto la strada più tortuosa per lanciare il suo messaggio. O meglio, perché ha lanciato un messaggio con un errore? Forse non sa che i preservativi li usano gli uomini? E quindi i clienti di quelle prostitute di cui parla lui. Forse non ha mai visto un preservativo? Non gliel’ha spiegato nessuno? Le api e i fiori? Per quanto l’idea mi piaccia per il mio senso dell’umorismo, non credo sia così. Il Papa lo sa. Ma sceglie di spostare il suo messaggio sul lato femminile. Con le sue parole autorevoli passa il concetto che la prostituzione sia una questione che riguarda solo le donne. Nella sua intervista non si parla degli uomini che vanno con le prostitute. Non si dice l’ovvio, e cioè che se gli uomini smettessero di pagare le donne per fare sesso, la prostituzione non esisterebbe più. Si certifica invece l’esistenza della categoria “prostituta”, che fa sesso ed è quindi veicolo di contagio. Con chi poi faccia sesso questa prostituta non è dato sapere. Ovviamente la scelta di Ratzinger non è casuale. Non si tratta di un’ingenuità. Consigliare il preservativo a tutti gli uomini che vanno con le prostitute, avrebbe richiesto un approccio completamente diverso. E, vista l’estensione del fenomeno, avrebbe significato lo sdoganamento definitivo del profilattico. E il Papa sarebbe diventato testimonial della Durex. Anche quest’idea mi piace, sempre per lo stesso senso dell’umorismo di prima. Fatto sta che però, questa bella apertura della Chiesa viene fatta, come al solito, a spese delle donne. Donne che già partono da una posizione svantaggiata di sfruttamento, e ora hanno anche questa rogna: pensate, adesso che tutti i benpensanti e moralisti della nostra società hanno sentito le parole del Papa, si aspetteranno che le prostitute fermino la diffusione dell’aids fornendo i preservativi ai loro clienti (a spese di chi, poi, non si sa). Ma questo non succederà. Lo sappiamo bene noi, che abbiamo ben presente la faccia di un uomo a cui chiedi di indossare un preservativo. Nel nostro caso in genere la si spunta, perché un uomo, di fronte allo spettro all’astinenza, è disposto a tutto. Ma nel caso della prostituzione non è così. L’uomo paga e la prostituta ha bisogno di soldi. Nella contrattazione non c’è spazio per i preservativi. Però, gli effetti delle esternazioni del Papa saranno socialmente pesanti: di fronte all’inarrestabile avanzata dell’aids, verranno incolpate le prostitute, a cui Benedetto XVI aveva concesso una deroga nell’uso dei preservativi e non l’hanno ascoltato. Peggio per loro.
Ciao :)
RispondiEliminaC'è gran dibattito su questo tema: a quanto pare nella versione originale dell'intervista il termine usato dal Papa è stato "prostituto". Maschio. Abile a indossare un preservativo ;)
qui
http://www.ilpost.it/2010/11/21/cosa-ha-detto-davvero-il-papa-sui-preservativi/
continua la discussione.
Martino
Ciao. In realtà ciò che scrivi alla fine dell'articolo è errata perchè le prostitute hanno sempre nella loro borsetta una scorta di preservativi per i propri clienti. Il problema è che molti clienti non li vorrebbero usare e offrono più soldi alla prostituta per poterlo fare senza ..
RispondiEliminaHo letto tutte le variazioni sul tema. Ne parla anche Odifreddi sul suo blog di Repubblica. Mi pare azzardato il discorso di prostituto maschio, ma con la Chiesa tutto può essere. Intanto, mi affido all'Osservatore Romano, che parla di prostitute (al femminile). E se lo dicono loro...
RispondiEliminaIguano, è proprio quello che dico: le prostitute non avranno mai la posizione privilegiata di determinare l'uso del preservativo. La scelta dipende sempre dalla volontà del cliente. Per questo, è irrealistico, oltre che improprio, investirle di questa responsabilità/possibilità.
RispondiEliminaUhm, dunque, come la rigiriamo, va male: nel caso 1) "prostituta", la tua obiezione è quella che mi è sorta spontanea quando ho sentito per radio, o televisione, la versione del Roman Observer, e a questo proposito è apparso un altro appunto in http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article7307. 2) Dopo di che, una volta uscita la rettifica di chi faceva riferimento al testo tedesco, che usava il sostantivo al maschile, veniva spontanea un'altra considerazione: bene, il male del sesso mercificato, che però poteva incominciare a redimersi con l'uso del preservativo, era contemplabile solo tra uomini (o alludeva ai gigolò per signore?); mentre la possibilità che il preservativo potesse essere usato per il sesso etero non era neppure all'orizzonte: perché? Forse perché urtava contro l'ostacolo insormontabile delle finalità procreative del sesso? O meglio, contro la condanna tutta per le donne di non poter disporre liberamente del proprio corpo, e di non poter decidere se, come e quando procreare?
RispondiEliminaPeccato che queste fissazioni oscurantiste abbiano finito per oscurare altri contenuti lodevoli del pensiero papestre espresso nell'intervista.
Che sia prostituta o prostituto, mi fa comunque riflettere il fatto che la Chiesa in questo modo ammetta indirettamente l'esistenza della prostituzione. Insomma: avrebbero potuto dire che ammettevano l'uso del preservativo per i malati di AIDS in Africa. Perchè il target sono le prostitute occidentali?
RispondiEliminaConcordo su tutta la linea degli ultimi due commenti. E aggiungo che, in ogni caso, sia che si tratti di prostitute donne, sia che si tratti di prostituti uomini (o, come più probabile che sia, di gay maschi), il preservativo, e quindi la responsabilità del contagio, è una questione che riguarda solo le categorie più deboli. L'uomo eterosessuale da tutto ciò ne esce, come sempre, indenne.
RispondiEliminaE il prete pedofilo ancora più indenne, direi... ma forse non lo dovevo dire, vero? :D
RispondiEliminaAh ah! Sì che lo puoi dire: c'è ancora la libertà di espressione, no? Non l'hanno ancora tolta, vero?
RispondiEliminaMi permetto di portare un po' di precisione nel dibattito, in modo che ognuno si faccia un'opinione, ma partendo dai dati di fatto e non dai resoconti giornalistici (ad esempio, Odifreddi non sembra essere un buon interprete del pensiero del Pontefice: sono due cose distinte quel che pensa il Papa e quel che dicono i media, si può concordare con l'uno o con gli altri, ma è importante distinguere).
RispondiEliminaIl libro del Pontefice è un'intervista di 250 pagine su numerosi temi. Il tema del profilattico è affrontato in un paio di pagine, in relazione anche al viaggio apostolico di qualche mese fa in Africa. Il pontefice ammette che le sue dichiarazioni sul profilattico fatte ai giornalisti in aereo, nel viaggio di andata, sono state forse un errore di valutazione: non per il merito, ma perché hanno avuto l'effetto di oscurare mediaticamente un viaggio a cui lui annetteva la massima importanza. Tuttavia, proprio per questo motivo, il Papa dice di aver riflettuto anche nel merito del tema e afferma:
"Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità. Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità."
Questo non cambia di una virgola la morale cattolica sulla sessualità e non ne fa neppure una questione di uomini o donne (il papa in tedesco usa la parola "prostituto" al maschile, la traduzione italiana usa il termine al femminile), dice solo che chiaramente, anche in una situazione disordinata e immorale come quella della prostituzione, porsi il problema delle conseguenze dei propri gesti e cercare gli strumenti per prevenirle può essere un primo passo per vedere il prossimo non solo come strumento (di piacere, di guadagno, a seconda dei punti di vista) ma come essere umano da tutelare.
Cara Perfectioconversationis, ho letto con ansia il tuo commento, sperando di trovare finalmente la Verità su questa questione. Purtroppo però, quello che dici conferma quanto ho scritto io, i commentatori e perfino Odifreddi. Sull’irrilevanza del discorso del Papa sui preservativi siamo tutti d’accordo. E l’ho specificato dicendo che i media hanno dato troppa enfasi a una notizia che di fatto non cambia di una virgola la posizione della Chiesa. Posso essere anche d’accordo sulla banalizzazione della sessualità (anche se dovremmo capire prima se abbiamo la stessa visione di cosa sia banale e cosa no). Ma, nonostante il massimo rispetto per la tua opinione (che ho avuto modo di comprendere meglio visitando il tuo blog), non posso condividere il discorso sul “primo passo per la moralizzazione”. Cioè, l’intento è lodevole, ma il metodo no. Non possono essere le prostitute a fare il primo passo verso la moralità. Non perché non ne siano capaci, ma perché non ne sono le prime responsabili. La prostituzione esiste perché c’è un mondo di uomini eterosessuali che la vuole e che la sostiene. Semmai sono loro a dover essere “moralizzati”. E ti assicuro che se ognuno di questi uomini imponesse l’uso del preservativo alle prostitute, non incontrerebbero alcuna resistenza. Non è per nulla scontato invece il contrario, come giustamente segnalava Iguano.
RispondiEliminaLa “situazione disordinata e immorale come quella della prostituzione”, come la chiami tu, è un modo sbagliato di porre le premesse del discorso. L’immoralità nasce dalla domanda e non dall’offerta, che si limita a soddisfare quella domanda (e spesso per sfruttamento e costrizione).
Insomma, avrei trovato più giusto che in un’ottica di apertura alle eccezioni nell’uso del preservativo, il Papa avesse parlato di “uomini che vanno con le prostitute (o con i prostituti, a seconda della traduzione)”. Sembra un dettaglio, ma, a giudicare dai commenti di questi giorni, non lo è.
Io scrivo: "può essere un primo passo per vedere il prossimo non solo come strumento (di piacere, di guadagno, a seconda dei punti di vista) ma come essere umano da tutelare." Quando parlo del prossimo come strumento di piacere o di guadagno, ovviamente parlo dei due lati della questione.
RispondiEliminaQuando parlo di esseri umani da tutelare, parlo di tutti quelli che sono potenzialmente a rischio di essere infettati (chi si vende, come chi compra).
Se vuoi dirmi che l'immoralità nasce dalla domanda, sono d'accordo, anche se tanta offerta spesso non aiuta le persone più deboli (sì, a volte sono deboli anche i clienti) a sottrarsi.
Io credo che l'esempio al maschile sia nato prima di tutto perché in quel caso (di uomini che vanno con uomini) non c'è ovviamente il fine di bloccare l'atto riproduttivo, quindi decade del tutto il tema (che può essere visto in molti modi, ma che per i cattolici ha una valenza ben specifica) della contaccezione.
Sì, ed è per quest'ultima tua considerazione che, alla fine, tutto il discorso sui preservativi resterà, per il Papa e per i cattolici osservanti, sempre marginale. Ti dirò, forse il Papa ha fatto un errore a cedere, per un attimo, a considerazioni di tipo pragmatico. Aprendo inevitabilmente la via alle diverse opinioni e dei fraintendimenti. Il mondo di noi comuni mortali è fatto purtroppo anche di sesso, prostituzione, televisione, mercificazione, violenza, debolezze. La soluzione "terrena" a questi problemi non sarà mai scevra di contraddizioni e critiche. E di questo si deve occupare la politica (che poi siamo noi). Al Papa, lasciamo la cura dello spirito. Fin quando ce n'è. E fin quando riuscirà a comunicare con noi, che siamo in tutt'altre faccende affaccendati.
RispondiEliminaCara Benedetta, se fossimo faccia a faccia, potendo verificare il tono della voce e il senso degli sguardi, potrei verificare se c'è il margine di aggiungere qualcosa, perché qualcosa mi viene da aggiungere. Ma siamo qui, e ribattere ancora avrebbe da parte mia il gusto di un ospite che mette i piedi sul tavolo in casa d'altri.
RispondiEliminaNell'essenziale, comunque, abbiamo chiarito le rispettive posizioni.
Ah ah ah! Ma no dai, sentiti come se fossi a casa tua: da me la gente si svacca sul divano e mette i piedi dove vuole :) Non ci formalizzeremo mica su un blog?
RispondiEliminaIl tuo blog mi ha fatto venirre in mente un post e l'ho messo giù.
RispondiEliminaTi ringrazio
ciao
http://diariodiunafemminista.blogspot.com/2010/12/50-vita-coniugale.html