martedì 2 novembre 2010

Tutte in miniera

Oggi è una giornata deprimente. L'ho scritto anche su facebook: mi sento come uno dei personaggi di Bret Easton Ellis, in declino verso un baratro oscuro. E per confermare la citazione letteraria, il destino mi fa incappare in un articolo che parla proprio di un mondo sotterraneo. Leggetelo qui.
È la storia di Patrizia e Valentina, le uniche due minatrici italiane. Due donne che hanno studiato per questo e che sono felicissime di farlo. Fra l'altro, questo articolo sfata anche il luogo comune che il lavoro in miniera sia ancora come l'abbiamo appreso dalla favola di Biancaneve. Scopro, con mio immenso stupore, che questo lavoro non è più come quello dei sette nani, che armati di picozza scendevano sotto terra a cercare pietre preziose (da consegnare non si sa a chi; presumibilmente al Principe). Nella miniera di Nurax Figus, in Sardegna, l'azienda Carbosulcis ha investito nelle nuove tecnologie. Le macchine e l'automazione fanno gran parte del "lavoro sporco". La componente umana comunque, non è che sta là a fare le parole crociate. Si lavora comunque sodo, e c'è bisogno di competenze tecniche. Poi, si è sempre sotto terra, con tutti i rischi del caso (l'abbiamo visto in Cile).
Le due minatrici non sono delle virago che hanno optato per una mascolinizzazione delle loro esistenze: si mettono lo smalto sulle unghie, indossano gioielli e fanno figli. Eppure vivono tutto questo con armonia. Come se la cosa fosse normale. E infatti lo è. Lo è per loro, per me, forse per voi, ma non per tutti i loro colleghi maschi. Valentina ha fatto formazione a tutti i nuovi assunti, che però poi, in sede di lavoro, fanno finta che lei non esista e piuttosto chiedono consigli agli altri uomini. Probabilmente avranno pensato che dopo l'esercito e la polizia, la miniera poteva rimanere l'ultimo baluardo del lavoro veramente "maschio". E non si capaciteranno di come invece anche lì sotto possano arrivare le donne. E non è un caso che queste donne arrivino quando è richiesta non più tanto la forza bruta, ma la preparazione tecnica, anche se nessuna delle due minatrici si tira indietro quando c'è da portare un tubo pesante. Ovviamente una delle due è divorziata. E, con una certa malizia, non posso fare a meno di domandarmi perché.

1 commento:

  1. Già me li vedo Meni e Tony che commentano l'arrivo delle "femmine", "ancje achì cumò, biiiiiip", rigorosamente in friulano. Il friulano si presta molto alle bestemmie. E alla misoginia.
    E mi fa sorridere che invece Patrizia molto caninamente dice "i miei colleghi non amano essere governati o consigliati da una donna". Sottile… brava Pat!

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