Negli ultimi anni, tutte le riviste più o meno patinate hanno lanciato un numero sempre crescente di appelli per la salvaguardia (si può dire salvaguardia, o sembra offensivo?) dell’uomo. Da “Maschio, dove sei?!” a “101 modi per farla impazzire a letto”. Il senso è quello di un allarme generale che prende spunto proprio dalla consapevolezza che nel tempo, a fronte di una progressiva evoluzione della donna, c’è stata una rapida involuzione dell’uomo. Non a torto, gli uomini più sensibili si sono domandati quale fosse il loro ruolo all’interno della società, ma soprattutto nella coppia. Qualcuno, dotato di un maggiore spirito di autocritica, è arrivato addirittura a pensare che le donne potrebbero fare a meno degli uomini, ad eccezione della pura funzione riproduttiva. C’è stato tutto un susseguirsi di interrogativi, tipo: “Ma che vorranno fare adesso le donne?” “Ora che lavorano anche loro, perché dovrebbero unirsi a noi?” “Ora che guadagnano e hanno un conto in banca, a che serviamo più?”. Autorevoli periodici come Men’s health o Max o GQ pubblicano incessantemente articoli di incoraggiamento, supportati dal parere dell’esperto, che sia uno psicologo o Lapo Elkann: “Forza! Ce la faremo! L’importante è ritrovare la nostra forza interiore! Le donne non possono vivere senza di noi! Dobbiamo solo imparare le tecniche” E allora via con infiniti decaloghi su come fare a portarci a letto, su come fare subito dopo a mandarci via o a farci rimanere (che poi dipende sempre da un unico, semplice fattore), su come fare a conquistarci, a sposarci, a lasciarci, a lavorare con noi, come dipendenti, come superiori o come colleghi, ecc. Mai un decalogo che insegni le regole per tenere pulito un bagno.
Comunque, questo stato di prostrazione in cui versano gli uomini deve aver fatto pena anche a un nutrito numero di donne, che si sono quindi prodigate per fornire loro una ragione di vita. L’esempio più eclatante di questo tentativo (peraltro mal riuscito) di fare entrare gli uomini nel mondo femminile, dando loro un ruolo attivo e partecipativo, lo vediamo nelle sale parto degli ospedali. È proprio vero che la perversione della mente umana non ha confini. Non so se avete mai partorito, o se avete mai assistito a un parto, anche solo in televisione. Beh, è un evento dove i concetti di Civiltà, Progresso, Diritti Umani e Uguaglianza perdono il loro significato. È forse l’unico momento in cui una donna dubita di farcela. Figuriamoci un uomo. Che infatti sviene. O esce tramortito. O convertito. Insomma, questa idea di far entrare l’uomo in sala parto, è una cazzata colossale. Se è stata pensata per non far sentire gli uomini esclusi dall’evoluzione delle donne, non è stata una genialità, perché l’effetto è quello opposto. L’uomo viene messo definitivamente e irrevocabilmente di fronte alla sua nullità e inutilità. Vede la donna contorcersi, la sente gridare disperata, ma non può fare niente. Anzi, spesso viene anche insultato. Quasi sempre dalle ostetriche che già guardano la partoriente con sufficienza.
Io ho partorito due volte. Ed è incredibile come due momenti che fanno parte di uno stesso processo, come il concepimento e la nascita siano così diametralmente opposti sulla scala del piacere.
La prima volta è stata con un cesareo, la notte di Natale del 2006. Ovviamente prima mi ero fatta comunque i miei due bei giorni di travaglio. Ma Lorenzo era messo storto, per cui, quando il ginecologo mi ha chiesto se ero d’accordo nel fare un cesareo per sbloccare la situazione, io avevo già la penna in mano per firmare anche la cessione della mia anima. Come vedete, nella storia, non c’è traccia del mio compagno. Che in effetti era come se non ci fosse. Messo lì, in un angolino, come un elefante ferito. Talmente frastornato che stava per entrare anche lui in sala operatoria, prima che un’infermiera, intenerita, lo accompagnasse a sedersi sulla prima panca libera, ad aspettare fuori.
Il secondo parto è stato peggio, perché è stato un parto naturale. Per tutte le sei ore in cui ero lì a domandarmi perché i bambini non li possano veramente portare le cicogne, il mio compagno era seduto sempre al solito posto. Come un elefante ferito. Quando mi hanno rotto le acque per accelerare il travaglio, ha avuto come un richiamo della foresta, e si è alzato per venirmi a salvare. “Serve una mano?” Ha detto compiendo un balzo felino dalla sua postazione. Le ostetriche l’hanno guardato come si guarda di solito un bambino che vuole intervenire in una conversazione tra adulti, e l’hanno fatto riaccomodare nel suo angolino. Ma poi finalmente è arrivato il premio: “Visto che sei stato così bravo e paziente, adesso ti diamo qualcosa da fare, una cosa molto importante e piena di significati simbolici”. Il taglio del cordone ombelicale. Uau. Forse sarebbe più educativo far rimanere gli uomini a pulire le sale parto. Avete mai visto una sala parto dopo il parto? No? Avete mai visto il set di Dexter dopo un suo omicidio? Beh, è uguale, solo che non c’è la pellicola trasparente. Si potrebbe dire a un padre: “Ecco, adesso immagina di essere Dexter che deve cancellare le prove del suo delitto, e inizia a pulire”. Che poi, l’analogia ci sta anche bene. Così sì che l’uomo potrebbe veramente entrare nel mondo delle donne e contemporaneamente fare qualcosa di utile. Così, anni dopo, ricordando quel magico giorno, l’uomo potrà dire: “Ah, ma se non c’ero io a pulire tutto il disastro che hai lasciato tu…”
Comunque, questo stato di prostrazione in cui versano gli uomini deve aver fatto pena anche a un nutrito numero di donne, che si sono quindi prodigate per fornire loro una ragione di vita. L’esempio più eclatante di questo tentativo (peraltro mal riuscito) di fare entrare gli uomini nel mondo femminile, dando loro un ruolo attivo e partecipativo, lo vediamo nelle sale parto degli ospedali. È proprio vero che la perversione della mente umana non ha confini. Non so se avete mai partorito, o se avete mai assistito a un parto, anche solo in televisione. Beh, è un evento dove i concetti di Civiltà, Progresso, Diritti Umani e Uguaglianza perdono il loro significato. È forse l’unico momento in cui una donna dubita di farcela. Figuriamoci un uomo. Che infatti sviene. O esce tramortito. O convertito. Insomma, questa idea di far entrare l’uomo in sala parto, è una cazzata colossale. Se è stata pensata per non far sentire gli uomini esclusi dall’evoluzione delle donne, non è stata una genialità, perché l’effetto è quello opposto. L’uomo viene messo definitivamente e irrevocabilmente di fronte alla sua nullità e inutilità. Vede la donna contorcersi, la sente gridare disperata, ma non può fare niente. Anzi, spesso viene anche insultato. Quasi sempre dalle ostetriche che già guardano la partoriente con sufficienza.
Io ho partorito due volte. Ed è incredibile come due momenti che fanno parte di uno stesso processo, come il concepimento e la nascita siano così diametralmente opposti sulla scala del piacere.
La prima volta è stata con un cesareo, la notte di Natale del 2006. Ovviamente prima mi ero fatta comunque i miei due bei giorni di travaglio. Ma Lorenzo era messo storto, per cui, quando il ginecologo mi ha chiesto se ero d’accordo nel fare un cesareo per sbloccare la situazione, io avevo già la penna in mano per firmare anche la cessione della mia anima. Come vedete, nella storia, non c’è traccia del mio compagno. Che in effetti era come se non ci fosse. Messo lì, in un angolino, come un elefante ferito. Talmente frastornato che stava per entrare anche lui in sala operatoria, prima che un’infermiera, intenerita, lo accompagnasse a sedersi sulla prima panca libera, ad aspettare fuori.
Il secondo parto è stato peggio, perché è stato un parto naturale. Per tutte le sei ore in cui ero lì a domandarmi perché i bambini non li possano veramente portare le cicogne, il mio compagno era seduto sempre al solito posto. Come un elefante ferito. Quando mi hanno rotto le acque per accelerare il travaglio, ha avuto come un richiamo della foresta, e si è alzato per venirmi a salvare. “Serve una mano?” Ha detto compiendo un balzo felino dalla sua postazione. Le ostetriche l’hanno guardato come si guarda di solito un bambino che vuole intervenire in una conversazione tra adulti, e l’hanno fatto riaccomodare nel suo angolino. Ma poi finalmente è arrivato il premio: “Visto che sei stato così bravo e paziente, adesso ti diamo qualcosa da fare, una cosa molto importante e piena di significati simbolici”. Il taglio del cordone ombelicale. Uau. Forse sarebbe più educativo far rimanere gli uomini a pulire le sale parto. Avete mai visto una sala parto dopo il parto? No? Avete mai visto il set di Dexter dopo un suo omicidio? Beh, è uguale, solo che non c’è la pellicola trasparente. Si potrebbe dire a un padre: “Ecco, adesso immagina di essere Dexter che deve cancellare le prove del suo delitto, e inizia a pulire”. Che poi, l’analogia ci sta anche bene. Così sì che l’uomo potrebbe veramente entrare nel mondo delle donne e contemporaneamente fare qualcosa di utile. Così, anni dopo, ricordando quel magico giorno, l’uomo potrà dire: “Ah, ma se non c’ero io a pulire tutto il disastro che hai lasciato tu…”
L'analogia con l'omicida seriale mi sembra perfetta.
RispondiEliminaE, a proposito, giusto ieri ho incontrato una conoscente appartenente alla categoria delle 'primipare attempate', genitori a 40 anni. diceva, con un'aria tra l'intenerito e lo schifato, che: "il parto è andato benissimo e sono felice. Solo... mio marito, ecco... è sconvolto! continua a dire che non se l'aspettava che il parto e il bambino gli sconvolgessero la vita!".
Come dire... altro che wannabe multitasking, qui c'è da riesumare il dottor Freud. (o, che so, Mengele...)
Grande verità: i bambini sconvolgono la vita. Sono una tra le prime cause di divorzio. Solo che le donne si prendono questo fatto come una croce da portare e hanno smesso da secoli di stupirsene. Probabilmente da quando Dio cacciò Eva dall'Eden dicendole "Tu partorirai con dolore, e quando chiederai l'epidurale, l'anestesista sarà impegnato da un'altra parte".
RispondiEliminaL'uomo invece si meraviglia e si sconvolge. Chissà che cosa si immaginavano che sarebbe successo in sala parto. Forse pensavano che la donna, comodamente sdraiata sulla cavalchina, si limasse le unghie aspettando che il bambino uscisse da solo, perfettamente lavato e profumato di rosa, mentre le ostetriche raccontavano barzellette divertenti sul primario dell'ospedale (cosa che peraltro fanno comunque). Chissà.
Se pensiamo in termini di utilità certo che l'uomo in sala parto non serve a niente, non ha niente da fare. Però trovo giusto che ci sia quando nasce suo figlio, che senta le grida, svenga sul pavimento macchiato di sangue, annusi quell'odore terrificante di animale macellato, e si sciroppi la visione della sua donna indemoniata che lo odia come non mai. Almeno a me farebbe piacere che ci fosse.
RispondiEliminaTi pongo un quesito delicato: ti farebbe più piacere che ci fosse, o ti farebbe più incazzare se fosse da un'altra parte?
RispondiEliminaGuarda, se è da un'altra parte non ci sono problemi, invito un altro e gli dico che il figlio è suo.
RispondiEliminaSì, ma perché lo vorresti accanto in quel momento? Per dimostrargli per l'ennesima volta la sua netta inferiorità di fronte alle cose della vita? Perché hai sinceramente fiducia nella sua capacità di supporto (tipo che riesca a tenerti la mano, che ti dica "Dai, che ce la fai" o cose del genere)? O perché ti urterebbe i nervi sapere che in quel momento lui se ne può stare seduto fuori dalla sala d'attesa a fumarsi una sigaretta e tu no?
RispondiEliminaVorrei riuscire a scrivere una qualche cattiveria sugli uomini ma, sarà per stanchezza, non ci riesco, mi vengono solo cose buone. Riscriverò quando mi sentirò sufficientemente stronza. Ti ho preso il libro :)
RispondiEliminaVi riporto il botta e risposta su facebook di due persone che conosco, genitori di una bimba che oggi compie un anno:
RispondiEliminaStatus di lei:
Un anno fa a quest'ora ero in piscina.
Un anno fa a quest'ora ero stremata e impaziente.
Un anno fa a quest'ora ancora non sapevo cosa avrei provato di lì a poche ore.
Un anno fa a quest'ora stavo per fare l'esperienza più commovente della mia vita.
Buon compleanno XXX-dolce-amore...
Commento di lui, compagno di lei e padre della bimba:
Un anno fa a quest'ora ero accanto a te e lo sono ancora
Commento mio a commento di lui:
E ci mancherebbe!
Ecco, il maschio che dal fondo della stanza alza la manina e urla "Hey hey gente, c'ero anche io eh!" e che sottolinea quanto è figo che dopo UN anno - pensate, 12 interi mesi! - sia ancora lì. Che brav'uomo!
L'esclusione dell'uomo dal rapporto madre-figlio è un problema serio (che comunque non si risolve facendo assistere il padre al parto, in cui rimane sempre e comunque uno spettatore passivo). Forse, se gli uomini si impegnassero un po' di più nella gestione e nell'accudimento dei figli, si sentirebbero meno esclusi. A dire il vero, nel 2010 molti padri lo fanno già. Ma la parità è ancora lontana, perché c'è ancora molto che viene dato per scontato, un po' perché fa comodo all'uomo pensare che comunque c'è sempre la mamma a pensare a tutto, un po' perché c'è ancora una scarsa propensione della donna a delegare le faccende relative all'accudimento dei figli.
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